Project Description

Toti Scialoja (Roma 1914 – 1998), Finestra scura

Olio su tela di cm 65 x 81 firmato (Toti) e datato (54) in basso a destra.

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Pubblicazioni

B. Miller, B. Drudi (a cura di), Milton Gendel: a surreal life (catalogo della mostra tenuta a Roma presso l’American Academy nel 2011 e l’Aranciera di Villa Borghese nel 2011-2012.), Hthje Cantz Verlag, 2011, p. 103

Il giovane Toti Scialoja è in contatto, fin dalla sua primissima attività artistica, con la Galleria della Cometa di Roma, guidata da Corrado Cagli e Libero de Libero e voluta dalla contessa Mimì Pecci-Blunt, vera fucina, nella seconda metà degli anni Trenta, della nuova arte tonalista ed espressionista. Tramite de Libero e soprattutto Cagli, l’artista inizia a conoscere e a studiare direttamente le nuove modalità costruttive dell’arte di Mafai, Mirko, Afro, Levi, Guttuso e altri che, insieme allo stesso Cagli, diventeranno in breve la sua primaria cognizione stilistica di riferimento. Una serie di influenze che lo accompagneranno nella sua evoluzione artistica e nella produzione di molti disegni prima e piccole tele figurative poi, caratterizzate da un segno sofferto sostenuto da un colore acido, frammentato, molto timbrico. Un colore costruito per mezzo di minime pennellate sovrapposte da cui sembra però già trasparire il successivo superamento (metà degli anni Quaranta) del cromatismo tipico della stessa Scuola Romana, con una produzione pittorica che risente ed evidenzia le influenze internazionali di Scialoja. Ensor, Soutine e Van Gogh in particolare.

Toti Scialoja

Ma la ricerca dell’artista continua, portandolo a sovrapporre due sue passioni pittoriche: il rigorismo asettico della pittura di Morandi, con il quale Scialoja ha anche una interessante corrispondenza, e la decostruzione della forma delle opere del cubismo analitico di Picasso e Braque. Nella pittura di questo periodo (fine anni Quaranta-inizio Cinquanta) Scialoja, infatti, tende sempre più ad occultare la forma, frantumare gli oggetti e il dato visibile per quel «comporre astratto», come l’artista poi precisa e che definirà, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, il suo nuovo, originale linguaggio artistico. Proprio questa nuova ricerca artistica contraddistinta da un «comporre astratto» risulta evidente nell’opera qui presentata, eseguita nel 1954 e donata dall’artista l’anno successivo allo storico dell’arte americano Milton Gendel, il quale nell’estate 1955 esaltò il talento del giovane artista romano, recensendo le sue ultime opere pittoriche in un articolo (“Scialoja Paints a Picture”) pubblicato sulla rivista newyorkese ARTnews, testata che contribuì grandemente a far conoscere gli artisti italiani negli USA.