Project Description

Tancredi Parmeggiani (Feltre 1927 – Roma 1964), Senza titolo

Tecnica mista su cartoncino di cm 50 x 70, databile agli anni 1950/51, incorniciato.

Provenienza: Collezione V. Berla Olivetti, Roma

 

INFO: per avere maggiori informazioni

Esposizioni

  • Roma, Tancredi, Galleria Il segno, 1988
  • Torino, Tancredi, Galleria Martano, cat. no. 30, fig. 30 con ill.

Pubblicazioni

  • Dalai Emiliani, Tancredi: i dipinti e gli scritti, Allemandi, Torino 1996, no. 98 con ill.

L’opera presentata in questa sede rispecchia lo stile pittorico di Tancredi incentrato su una sempre più evidente frammentazione del segno e su un cromatismo lucente, elemento trascinante nelle tele. L’energia del tratto, abbinandosi alle vibrazioni luminose, crea una nuova armonia che corrisponde a uno dei periodi più felici della produzione dell’artista, gli inizi degli anni Cinquanta, durante il quale pur rimanendo indipendente, sottoscrive il manifesto del Movimento Spaziale insieme a Lucio Fontana. Presente in questi anni nelle gallerie di Cardazzo a Venezia, Milano e Roma, i suoi lavori entrano in prestigiose collezioni internazionali. Cruciale nel 1954 la mostra che Peggy organizza a Palazzo Venier dei Leoni e che consolida la fama del giovanissimo “artista”. Ricorda la collezionista nella sua autobiografia “Una vita per l’arte”: “

[..] poi finalmente sviluppò uno stile tutto personale: era quello che in Italia si chiama uno spazialista e le sue gouaches riempirono presto casa mia. Erano delicate ed aeree [..]”. Tancredi fu sempre attratto dagli accostamenti dei colori accesi, dalle invenzioni informali che, grazie a un pennello incessante e a una pittura piena di vita e intensità vibratile, occupavano tutti gli spazi della tela.

Tancredi Parmeggiani

Un ulteriore segmento di sperimentazione, nella parte conclusiva della sua breve vita, è quello dei collage dipinti, eseguiti tra il 1962 e il 1963, i cosiddetti Diari paesani e i “Fiori dipinti da me e da altri al 101%”, che a ragione sono da considerarsi esempi di eccezionale vigore creativo e drammatica euforia. Immersosi nel clima della nuova pittura degli anni ’60, Tancredi in aperta polemica con essa costruisce nuovi quadri “antieroici”, imbevuti di colore che diviene ora macchia ora immagine, capaci di alludere alla guerra, alla cronaca o a grandi fiori. Sono queste opere a chiudere lo straordinario percorso, geniale e sregolato, della pittura di Tancredi dedicata alla natura e all’uomo. Quadri che nella loro inquietante felicità cromatica, preludono all’ultimo anno di vita del pittore, tra le più originali e non classificabili personalità della pittura italiana ed europea del XX secolo. Tancredi muore nel 1964 a soli 37 anni, giovanissimo e pronto a entrare, come scrive Dino Buzzati, nel “mito di Tancredi”.