Project Description
Pietro Küfferle (Verona 1871 – Pontedera 1942), L’eterno idolo
Scultura in bronzo alta 49 cm, firmata (P Kufferle), datata (1927) e intitolata (L’eterno idolo) sulla base larga 20 cm.
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Allo scultore Pietro Küfferle, di cui nel 2012 ricorreva il 70° anniversario della morte, è stato dedicato proprio nel mese di aprile di quell’anno, al Centro per l’Arte Otello Cirri di Pontedera, un seminario di studi e una mostra dal titolo “Pietro Küfferle scultore dello Zar”, evento nato, come ha dichiarato il nipote dello scultore, Piero Fassorra, per «far conoscere meglio le opere di quest’uomo che partì ricchissimo dalla Russia e arrivò in Italia senza più nulla, tanto che dovette vendere la pelliccia che indossava per comprare un po’ di cibo, e che pian piano ha trovato la forza di rimettersi in piedi, lasciandoci importanti testimonianze della sua creatività». La mostra pontederese fu un’occasione importante dal momento che per la prima volta furono mostrate al pubblico opere conservate in collezione privata tra le quali spiccava l’inedita scultura in alabastro raffigurante “L’anacoreta”, già in collezione privata a Varsavia.
Allievo dello scultore Grazioso Spazzi, Küfferle, attivo in diverse parti d’Europa fin da giovanissimo, ebbe importanti commissioni in Russia dove venne nominato direttore della scuola di scultura dei paggi dello Zar Nicola II, incarico che mantenne per 16 anni. Nel 1917 giunse a Pontedera come profugo della Rivoluzione russa, in seguito all’eclissi della dinastia Romanov, accompagnato dalla moglie Anna Budajtis e dal figlio Rinaldo – futuro importante critico letterario, poeta e giornalista – che imparò proprio a Pontedera, come si evince dai ricordi della sua insegnante Maria Tizzi, l’alfabeto italiano. In città Küfferle realizzò numerose opere, tra cui i quattro Evangelisti collocati nelle nicchie esterne del Duomo, che costituiscono un interessante – ma ancora in gran parte inesplorato – capitolo di storia dell’arte primo novecentesca.
L’opera qui presentata incarna una delle testimonianze più significative della sensibilità simbolista di Kufferle. Il titolo, peraltro identico a quello di un’opera eseguita dal grande Auguste Rodin alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento, carica di suggestioni romantiche un tema passionale come quello dell’esaltazione dell’eterno femminino. La collocazione sopraelevata della donna (quasi fosse su di un altare) e la posa devota degli uomini, i cui profili affiorano dal drappo che copre il basamento conferiscono una valenza sacrale alla scena. Il bronzo sembra fondere la dimensione sensuale e angelicata della donna (probabile un riferimento iconografico al celebre episodio biblico di Susanna e i vecchioni), non tanto per polemizzare o dissacrare, quanto per cercare all’interno della realtà i segni di una dimensione più profonda, che non richiedeva necessariamente una spiegazione logica.