Project Description

Mosè Bianchi (Monza 1840 – Monza 1904), Gondoliere a San Geremia, Venezia

Acquarello su carta di cm 17 x 27 firmato (MB) in basso a destra.

INFO: per avere maggiori informazioni

Sin dalla sua primissima educazione alle arti, Mosè Bianchi trova un punto di riferimento nel padre Giosuè, pittore di buon livello, che avrà grande influenza nella scelta del figlio di percorrere la carriera artistica. A cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta Mosè frequenta i corsi di Giuseppe Bertini a Brera, dove avrà modo di conoscere e confrontarsi con alcuni dei protagonisti della Scapigliatura milanese, incontri che si riveleranno determinanti nel suo affrancarsi dalla pittura di storia e la ritrattistica accademica che connotano i suoi esordi giovanili.

Nel 1867 la vincita del Concorso del Pensionato Pietro Oggioni per la pittura, indetto dall’Accademia di Brera, di durata triennale, gli permette di soggiornare a Venezia e successivamente a Parigi, dove viene a contatto con la pittura imperante all’epoca nella capitale francese; pittura spumeggiante, un po’ frivola, i cui riferimenti facevano capo ai pittori Mariano Fortuny e Ernest Meissonier.

Mosè Bianchi

Da queste basi Mosè Bianchi elabora una sintesi personale attenta alla ricostruzione ambientale e alla definizione psicologica dei personaggi, teatralmente messi in scena in sfondi allusivi di una realtà più immaginata che vera. La sua pittura mossa e a tocchi rapidi di colore e i suoi soggetti gradevoli, spesso di gusto aneddotico, incontrano il favore del pubblico e gli assicurano una grande notorietà a livello nazionale. Sul finire degli anni ‘70 la ricerca di atmosfere particolari lo porta a Chioggia, dove soggiornerà a più riprese e darà corso a un vasto repertorio di soggetti di ambientazione lagunare, carichi di suggestione luminosa e partecipazione emotiva.

Proprio in questo filone si inserisce questa veduta onirica di un gondoliere con sullo sfondo la chiesa di San Geremia, i cui profili appena si intuiscono in una trama pittorica rarefatta, tutta giocata sulle vibrazioni di luce e su un cromatismo soffuso. Analogo approccio alla pittura caratterizzerà l’esperienza milanese di Bianchi: la metropoli lombarda viene mirabilmente descritta in scenari notturni, spesso innevati, animati da personaggi appena abbozzati, tratteggiati da rapide pennellate e pur capaci di rendere il senso vitalistico della città.