Project Description

Mario Schifano (Homs 1934 – Roma 1998), Senza titolo

Pennarelli, grafite e collage su cartoncino di cm 45 x 62 eseguito nel 1977-78, firmato (Schifano) in basso a destra, con dedica: X Lina MS, in alto a destra. Opera autentica annoverata nell’Archivio Generale dell’opera di Mario Schifano con il n. 04018190413 in data 6 maggio 2019 dall’archivio Mario Schifano, presieduto da Monica Schifano.

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La riflessione di Mario Schifano sul potere iconico delle immagini scandisce l’intero suo percorso artistico. Già agli inizi degli anni Settanta, la mostra “Paesaggi TV”, tenutasi nel dicembre 1970, testimonia la ricerca di un linguaggio pittorico capace di fondere la tradizione con l’irruzione dei nuovi media nel quotidiano: nei lavori esposti in quell’occasione incomincia a riportare le immagini video direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze a cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Dice a questo proposito Schifano: “Il processo è lungo ed elaborato. Ma solo così riesco ad ottenere quegli effetti di realismo e di visionarietà che rincorro con l’immaginazione”.

Accanto ad una collocazione del proprio codice figurativo all’interno di una moderna “nuova oggettività”, attenta all’antropizzazione dello spazio urbano, marcata dalla presenza sempre più massiccia dei mezzi di comunicazione di massa, quali il film, il fumetto, la pubblicità, la segnaletica, Schifano realizza una serie di opere realizzate utilizzando materiali poveri e strumenti rudimentali, creati a partire dal 1963: racconti di visioni appiattite, scritti ricorrendo alla tecnica del collage, dove lo spettro cromatico si impoverisce e ogni elemento descrittivo si annulla. Ha affermato in proposito Maurizio Fagiolo Dell’Arco: “Niente cielo, niente tramonto, niente panorama; o meglio, il fantasma del panorama, del tramonto, del cielo”.

Mario Schifano

Quello stesso cielo, assente nelle opere degli anni Sessanta, torna protagonista in una delle due opere presentate in questa sede, il trittico di acquarelli realizzati su carte sciolte applicate su cartoncino turchese, nel quale il disegno infantile di due barchette con il profilo imponente di un jet si stagliano su una volta celeste costituita da veloci e materici spatolate di colore.

L’opera si presenta come un’impressione vorticosa di uno spazio aperto che veicola un senso panico di inquietudine, dove la magmatica stesura pittorica incarna la perturbante interiorità dell’artista. Il trattamento materico del colore, la violenza della stesura delle vernici, le linee diagonali multicromatiche che fendono l’orizzonte rendono questo collage un’opera significativa all’interno della produzione artistica di uno Schifano ormai maturo come, d’altronde, la seconda opera presentata in questa sede che, invece, ha come protagonista il cuore, uno dei temi più ricorrenti nel corpus delle opere realizzate dall’artista sin dagli anni Sessanta, simbolo della sua passione indomita di artista ribelle a qualsivoglia accademismo e infaticabile nel seguire un percorso di assoluta autonomia scevro di ogni condizionamento ideologico.