Project Description
Tancredi Pozzi (Milano 1864 – Torino 1924), Patagone in vedetta
Bronzo di cm 51 x 20 x 13 firmato e datato 1882 sulla base.
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Pubblicazioni
– Opera artistica di Tancredi Pozzi, Istituto Italiano d’arti grafiche, Bergamo 1917, tav. II
Formatosi all’Accademia Albertina, dove ebbe come maestro Giuseppe Dini, il quale incise profondamente sulla definizione del suo linguaggio stilistico, Tancredi Pozzi operò principalmente a Torino. Nel capoluogo sabaudo eseguì bassorilievi, monumenti funebri, monumenti celebrativi, molti dei quali dedicati ad esaltare i valori risorgimentali e di unità nazionale. Egli predilesse statue di vigorosi e animosi cavalli e cavalieri, come Ettore Fieramosca, Arduino di Ivrea, Clelia, Autari, Fetonte sul Po, personaggi desunti dall’epica e dalla mitologia e da poemi e romanzi cavallereschi che all’epoca vennero riletti in chiave eroica – ma di un eroismo teatrale alquanto melodrammatico – e che tanto successo avevano fra la committenza.
Il monumento più noto eseguito da Tancredi Pozzi è sicuramente l’Umberto I di Savoia, collocato nel 1902 di fronte alla basilica di Superga: un bronzo – di altissima fattura – che presenta un antico guerriero celtico, in onore della dinastia, accanto a una colonna su cui si posa un’aquila incoronata e trafitta. Analoga ricerca di un certo esotismo, ravvisabile nella figura del rude Allobrogo, caratterizza il bronzo presentato in questa sede, un Patagone in vedetta che dimostra tutto l’interesse del pittore per soggetti non convenzionali.
Altro importante monumento bronzeo da ricordare all’interno della produzione del Pozzi è, poi, sicuramente il Garibaldi posto su una roccia, inaugurato nel 1904 a Porto Maurizio.
Accanto a questa produzione celebrativa, costellata di gruppi scultorei monumentali, Pozzi realizzò una serie di opere contraddistinte da una vena bozzettistica ed aneddotica, scevre di ogni volontà di denuncia o di particolare impegno: è il caso, ad esempio, di “Sarà temporale?”, piccola scultura presentata nel 1884 all’Egizio di Torino, e di “Regata vinta”, presentata all’Esposizione Nazionale di Venezia nel 1887. A questo realismo, che si ispira a momenti di vita popolana o comunque ad una quotidianità che non adombra particolari profondità ideali o angosce, possono essere ricondotti anche il gruppo in gesso “Tafani molesti”, esposto nel 1888 a Bologna, che rappresenta un cavallo inquieto tormentato dalle punture degli insetti, e un bronzetto equestre dal titolo accattivante, per l’omonimia fra lo scultore e l’eroe tassiano, “Tancredi in love”.