Project Description
Llewelyn Lloyd (Livorno 1879 – Firenze 1949), Il muro
Olio su tavola di cm 15 x 25,5 firmato in basso a sinistra.
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Di famiglia gallese, Llewelyn Lloyd nacque a Livorno e fu tra gli ultimi esponenti di quelle vivaci comunità straniere che fino agli anni Venti animavano la Toscana. Fu un artista e un uomo schivo, lontano dal nuovo corso che seguì la Grande Guerra; sincero amante del paesaggio toscano, ne è stato fra i cantori più ispirati.
Indubbiamente, le sue origini di pittore convergono verso il movimento dei macchiaioli: nella città natale, dal 1894 fu allievo del pittore Guglielmo Micheli, assieme ad Amedeo Modigliani, Oscar Ghiglia e Gino Romiti. Sul finire dell’Ottocento, Livorno era ancora una città culturalmente vivace, frequentata da Giovanni Fattori che vi tornava periodicamente da Firenze, ma anche da Corcos, Benvenuti, Cappiello, e il clima artistico era costantemente aggiornato sulla scorta delle nuove correnti. La lezione di Plinio Nomellini, che in Toscana aveva introdotto il Divisionismo, fece avvertire il suo peso anche sul giovane Lloyd, il quale, se dal maestro Micheli aveva ereditata la propensione a dipingere paesaggi, dall’altro concittadino, già pittore affermato, assorbì il superamento della macchia – nonostante il suo talento avesse impressionato lo stesso Fattori, che lo aveva invitato a Firenze a seguire le sue lezioni all’Accademia di Belle Arti.
Pur potendo vantare queste origini, Lloyd, al pari dei colleghi più giovani, mostrava una certa insofferenza al puro e semplice naturalismo che aveva segnata l’epopea della macchia; sulla scorta del Decadentismo -, che in Toscana avrà i suoi migliori episodi nei soggiorni versiliesi di Gabriele d’Annunzio -, così come all’interno dell’inquieto sentire di un’Europa che si avviava verso la modernità, la mera descrizione della natura rappresentava un limite per interpretare lo stato d’animo dei nuovi tempi. In questi termini va letta l’adesione di Lloyd alla corrente divisionista, che però non fu ortodossa; le sue cromie sono infatti prevalentemente calde, caratterizzate da contrasti anche arditi, come mostra il dipinto qui presentato, nel quale la pastosa pennellata e il materico ductus del pittore convivono con il riferimento, soprattutto nell’impaginazione spaziale, al dipinto La vedetta di Giovanni Fattori.
Dalla seconda metà degli anni Venti, e fino alla conclusione della carriera (avvenuta con la scomparsa nel 1949), la pittura di Lloyd non conobbe altre svolte. Restò infatti completamente estraneo alle avanguardie (comprese Cézanne, ma non il Cubismo, ad esempio), e pur frequentando Firenze, non ebbe contatti con i Futuristi. Pittore di tradizione, lo era anche nell’animo, legato all’Italia liberale umbertina; la Grande Guerra, il Fascismo, la Seconda Guerra Mondiale, lo toccarono soltanto di riflesso, come avvenimenti ai quali era impossibile sottrarsi, ma cui non era obbligatorio aderire.