Project Description
Duilio Cambellotti (Roma 1876 – 1960), I rimasti
Tempera grassa su cartone di cm 38 x 92 firmato (Duilio Cambellotti) in basso a destra e in basso a sinistra con le iniziali e la spiga di grano; intitolato in basso a sinistra. L’opera verrà inserita nel catalogo generale dell’artista di prossima pubblicazione, curato dall’Archivio dell’opera di Duilio Cambellotti, Roma
Si ringrazia il direttore scientifico del «Museo Civico Duilio Cambellotti» Francesco Tetro per le preziose indicazioni fornite utili a ricostruire genesi e storia dell’opera.
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Artista di schietta romanità, cesellatore, scultore e illustratore di libri, Cambellotti concepì la sua arte come opera di divulgazione popolare e di educazione al bello per le masse, ma riuscì anche a imporre l’elegante idealizzazione di oggetti rustici – come i mobili e le maioliche – al pubblico borghese, favorendo la consapevolezza della bellezza propria degli strumenti del lavoro contadino. Socialista umanitario, moderato e pacifista, resuscitò in senso popolare e repubblicano la simbologia romana del fascio, dell’aquila e della lupa molto prima dell’avvento del fascismo, che quando arrivò al potere se ne impadronì trovando in Cambellotti un repertorio simbolico già “pronto”. Illustratore di propaganda nella Prima Guerra Mondiale, creatore di singolari monumenti ai caduti nel primo dopoguerra, fu anche coinvolto nell’opera delle nuove città di fondazione della Bonifica Pontina. Numerose anche le opere di Cambellotti disseminate a Roma; una tra tutte la Lupa Capitolina in bronzo, esposta all’Anagrafe e fusa dall’artista.
Nell’opera qui presentata, Cambellotti fotografa la sua condizione di docente dell’Accademia di Belle Arti di Roma rimasto nella capitale allo scoppio della I guerra mondiale: il paesaggio urbano anonimo e appena abbozzato è animato dalle silhouette di fanciulli che si rincorrono, di anziani gravati dal peso degli anni e di figure femminili che giacciono ai bordi della strada. Le ombre si allungano sul selciato che culmina con la mole imponente del ponte in muratura che fa da fondale scenico all’intera composizione.
Un’opera potente e visionaria che mette in luce il dramma del primo conflitto bellico mondiale che costò al nostro Paese la perdita di un’intera generazione. Esonerato dal servizio militare, in quanto insegnante di ruolo, durante la prima guerra mondiale Cambellotti continua la campagna contro l’analfabetismo con diverse opere decorative e grafiche per le scuole dei contadini. Pacifista e antimilitarista, insegna in corsi per mutilati di guerra. Databile al 1915, la tempera potrebbe essere stata venduta in occasione di una delle serate di beneficenza organizzate dallo stesso artista per raccogliere fondi destinati ai feriti di guerra e alle loro famiglie.
L’opera, in particolare, può essere ricondotta al ciclo della Pace (dal nome dell’opera nota nella versione in gesso e cera conservata a Latina e nella copia in bronzo conservata a Latina e alla Regione Lazio), rientrando in quel corpus di opere formato da tempere (La Pace, Il ritorno dei Veterani) insieme con alcune incisioni (La Pace e La Siepe macabra) e due carboncini pubblicati da Annamaria Damigella nel catalogo della mostra retrospettiva di Cambellotti tenutasi nel 1999 alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Roma.