Giacomo Balla valore

Giacomo Balla

(Torino 1871 – Roma 1958)

valutazione, vendita e acquisto quadri

Parametri di valutazione delle opere di Giacomo Balla

Aggiudicazione record:
7.486.000 euro per un dipinto nel 2013 a New York

Valori medi per dipinti ad olio:
30.000 – 100.000 euro 

Valori medi per opere su carta:
5.000 – 15.000 euro 

BALLA Giacomo, pittore ( Torino 1871 – Roma 1958 ). Dopo la morte del padre l’artista lavora presso uno studio litografico dedicandosi, da autodidatta, alla pittura. Nel 1891 frequenta per un breve periodo l’Accademia Albertina di Torino ed espone il suo primo quadro alla Promotrice. Nello stesso anno viene a contatto con il fotografo Oreste Bertieri, amico di Pellizza da Volpedo che, con Segantini, G. Grosso, A. Fontanesi e L. Delleani, sarà di importanza determinante per la sua formazione.
Nel 1895 si stabilisce a Roma in compagnia della madre e nel 1899 partecipa per la prima volta alla mostra della Società degli Amatori e Cultori dove esporrà continuativamente sino al 1914, con altre due apparizioni nel 1928 e 1929.
Nel settembre del 1900 parte per Parigi, ospite dell’amico pittore Serafino Macchiati, rimanendovi sino alla primavera dell’anno successivo. Visitando l’Esposizione Universale viene a contatto con la pittura impressionista e neoimpressionista francese, con le opere divisioniste europee ( italiani inclusi ), quelle della Secessione austriaca e con gli studi fotografici  sul movimento di Etienne – Jules Marey . Durante il soggiorno parigino è molto colpito dagli effetti della luce notturna e dell’illuminazione artificiale delle strade, come dimostrano i numerosi quadri realizzati tra il 1900 ed il 1902 che gli valgono il soprannome di “ Giacomo il notturno ”.
Tornato a Roma nel 1901 conosce i giovani Severini e Boccioni che diventano suoi allievi. Due anni dopo stringe amicizia con Sironi ed è ammesso per la prima volta alla Biennale di Venezia, ove espone “ Il ritratto di Roesler-Franz ”.
In questi anni indirizza il proprio interesse alle tematiche del verismo sociale e realizza le quattro grandi tele del ciclo, mai completato, dei Viventi.
Nella prima decade del Novecento a quadri dipinti con la tecnica divisionista affianca una serie di tele monocrome, come Il dubbio, bellissimo ritratto della moglie esposto agli Amatori e Cultori del 1908 ed oggi nelle collezioni della Galleria Comunale d’Arte Moderna a Roma. Tutte queste opere hanno in comune alcuni tratti salienti: l’attenzione per la luce, l’utilizzo di tagli fotografici che, con la riduzione della profondità di campo,  portano il soggetto in primo piano, ed il voluto abbandono della simmetria propria dei dipinti accademici.
Il giorno 11 febbraio del 1910 sottoscrive Il Manifesto dei Pittori Futuristi ed il successivo aprile il Manifesto Tecnico della Pittura Futurista; peraltro sino al 1912 non v’è riscontro nelle sue opere dell’adesione al movimento di Filippo Tommaso Martinetti.
Nel 1911 fa parte del Comitato organizzatore dell’Esposizione Internazionale di Roma, partecipando anche in veste di espositore. L’anno dopo espone alcune tele alla Mostra Futurista allestita nel foyer del Teatro Costanzi a Roma, ove analizza i movimenti di un corpo vivente  (sequenza di spostamenti della figura nello spazio ). All’iniziativa partecipano tutti i più importanti esponenti del movimento ( Boccioni,Carrà, Russolo, Severini, Soffici ).
Tra il 1912 ed il ’14 si reca a Dusserdolf per decorare casa Lowenstein ed esegue alcuni studi astratti sulla luce definiti poi Compenetrazioni iridescenti.
Sempre del 1911 è il quadro famosissimo Lampada ad arco, mentre a partire dal 1913 si dedica allo studio della velocità di automobili, allontanandosi via via dalla resa naturalistica dell’oggetto.
Nel 1914 invia all’esposizione degli Amatori e Cultori ben ventisette opere, che suscitano per il loro eclettismo perplessità nella critica.
Nel 1915 firma con Fortunato Depero il Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo. Si occupa anche di cinema e realizza le scenografie per Le feu d’artifice di Strawinsky, rappresentato a Roma dalla compagnia di Diaghilev. Tre anni dopo la Galleria Bragaglia gli organizza una bella mostra personale.
Dal 1921 al ’28 si dedica all’esecuzione di opere decorative e alla progettazione di oggetti di arte applicata, mobili, paraventi, piatti, ceramiche e stoffe. Nel 1929 firma il Manifesto della Aeropittura.
A partire dal 1931 prende le distanze dal Futurismo e la sua produzione successiva segna un ritorno alla pittura figurativa.
Biografia a cura di Maurizio Berri

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