Ippolito Caffi
(Belluno 1809 – Lissa 1866)
valutazione, vendita e acquisto quadri
Parametri di valutazione delle opere di Ippolito Caffi
Valore per opere di grandi dimensioni:
100.000 / 200.000 euro
Valori medi per dipinti ad olio:
20.000 – 60.000 euro
Valori medi per opere su carta:
2.000 – 10.000 euro
CAFFI Ippolito, pittore ( Belluno 1809 – Lissa 1866). Si forma a Belluno con Federici e Tessari, terminando gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia tra il 1827 e il 1831 ( nel ’30 tra l’altro vince il Premio di Prospettiva ).
Nel 1831 si stabilisce a Roma presso il cugino Paoletti, pittore di storia, il quale, ben valutando le sue tendenze, lo spinge ad abbandonare la pittura di figura per indirizzarsi alla veduta e al paesaggio. Le sue prime opere oggi note di questo soggiorno romano mostrano ancora una stretta adesione alla prospettiva settecentesca alla Canaletto, attualizzata dal diretto confronto con motivi tratti dal vero.
Da subito si impegna nella ricerca di “ effetti speciali ”, quali notturni, scene di festa popolare, particolari effetti atmosferici attraverso cui intende riscattare dal banale e dallo stereotipo le sue vedute romane rispetto alle mille versioni fornite dai pittori provenienti da tutta l’Europa. Su questo tasto Caffi insisterà per tutto il suo percorso artistico, assecondato da un’innata curiosità e dal prepotente bisogno di sperimentare.. Il pubblico premia i suoi tentativi: il dipinto del 1837 Carnevale di Roma o Festa dei zoccoletti sarà replicato ben 42 volte. Fissato il suo domicilio a Roma, il pittore si sposta in realtà da una città all’altra, chiamato da commissioni di lavori ( nel ’41 a Padova dipinge quattro belle vedute romane per il Caffè Pedrocchi ) o dalla partecipazione a mostre. La ricchezza di stimoli che questa frenetica attività gli comporta non sembra però aver determinato particolari modifiche al suo modo di dipingere.
E’ piuttosto il viaggio in Oriente ( dall’autunno del ’43 alla primavera del ’44 ), con la suggestione del fascino esotico dei luoghi rappresentati a indirizzarlo all’uso di, colori più caldi e luminosi liberandolo dalla schiavitù della rigida prospettiva. Tornato a Venezia, dove gli viene offerta la cattedra di pittura all’Accademia, si avverte però di nuovo l’impostazione vedutistica settecentesca.
Nel ’48 le note vicende risorgimentali lo coinvolgono in pieno. Lasciata Roma e arruolatosi contro l’Austria viene fatto prigioniero e ripara a Venezia sino alla caduta della Repubblica. Proscritto dal governo austriaco è costretto a peregrinare in varie città d’Italia ( Genova nel ’49, Torino nel ’50 ) e anche all’estero ( nel ’51 lo troviamo a Londra, ove partecipa all’Esposizione Universale, nel ’54 è a Parigi, presente anche qui con tre opere all’Esposizione ).
Dal 1855 al 1857 soggiorna a Roma, ottenendo i risultati pittorici tra i più felici di tutta la sua produzione (vedasi le due visioni di Tivoli del Museo di Roma o Colosseo illuminato dai fuochi di Bengala a Ca’ Pesaro, Venezia ): sono visioni più aperte, meno rigidamente costruite, saldamente individuate dall’azione della luce. Questo periodo di calma e serenità viene interrotto nel ’58 dal processo celebrato a Venezia per un suo presunto crimine durante la sommossa del ’49. Scagionato, rimane a vivere a Venezia, ma la sua intensa attività patriottica viene interrotta dall’arresto (1860) e dalla detenzione in carcere per tre mesi.
Caffi muore nel 1866 a Lissa nell’affondamento della nave italiana su cui si era imbarcato per ritrarre da vicino gli episodi della terza guerra di Indipendenza.
Biografia a cura di Maurizio Berri
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