Medardo Rosso sarà in mostra a Roma dal 9 ottobre 2019 al 2 febbraio 2020 al Museo Nazionale Romano Palazzo Altemps. La mostra vuole essere l’occasione di una riflessione ampia sulla scultura, che potrà avvalersi dell’accostamento delle opere di Medardo con alcuni dei massimi capolavori della classicità custoditi nel Museo di Palazzo Altemps, in un percorso di lettura del repertorio e della modernità dell’artista reso perciò ancor più stimolante e inedito. L’esposizione, nelle sale del primo piano, non prevede un percorso cronologico ma tematico, attraverso alcuni dei soggetti trattati dell’artista di cui verranno presentate differenti versioni, in una scelta determinata da ragioni non solo iconografiche, ma soprattutto compositive e tecniche: la straordinaria originalità di Rosso nello sperimentare utilizzi assolutamente inediti dei materiali e la conseguente varietà della resa materica saranno restituite attraverso la selezione di opere in cera, gesso e bronzo, i materiali a lui congeniali nella resa di quello che egli stesso definì “spazio fuggitivo della frazione di un secondo”.
Saranno esposte anche le fotografie di Rosso. Infatti a partire soprattutto dalla fine dell’Ottocento, la fotografia assume per Rosso il senso di una ricerca autonoma e compiuta, parte integrante e insostituibile di un incessante lavoro di ripresa di poche, essenziali immagini, che ha, non a caso, un equivalente in quella continua rielaborazione delle sculture da lui ideate entro i primi anni del Novecento che caratterizza gli ultimi decenni della sua carriera. La fotografia era per Rosso occasione di uno studio sulla materia e sulla luce, ormai svincolato dal confronto col vero. Il percorso della mostra intende offrire anche un’occasione di dialogo con l’antichità, inserendo all’interno di questi straordinari ambienti alcune testimonianze del rapporto di Rosso con l’antico, non ancora propriamente indagate in sede espositiva.
Anche la nostra galleria consente di incontrare la grande arte dello scultore torinese. Infatti, recentemente, è entrata a far parte della nostra collezione un piccolo busto in gesso ricoperto di cera rientrante nel corpus di teste di bambini che Rosso ebbe modo di modellare nel corso della sua carriera. In particolare, la nostra cera è dedicata a Tilde Favai, sorella del pittore veneziano Gennaro Favai (1879-1958), amico dello scultore. Con Tilde Favai (due volte questo nome è inciso sulla cera) Rosso allacciò una corrispondenza a iniziare dal 1913, pertanto è immaginabile che l’opera risalga almeno a questa data o a qualche anno più tardi. Il tema del bambino malato è stato inserito nel proprio repertorio da Rosso fin dal 1889, allorchè fu ricoverato nell’ospedale parigino Laborisiére. Enfant malade o enfant mourant è, infatti, intitolata la testa che Rosso espone nel 1893 al Salon de Peinture, Sculpture, Dessin di Parigi (opera ricordata da G. Lista, Medardo Rosso. Scultura e fotografia, Milano 2003, p. 91) e poi nel 1910 a Firenze e a Roma nel 1911 in occasione dell’Esposizione Internazionale. Insieme a Bambina che ride (1889), il Bambino malato viene ricordato da Rosso come un’opera in cui “si sente ancora troppo la materia” (intervista di Rosso del luglio 1923 su «La Stampa», riportata in J. De Sanna, Medardo Rosso o la creazione dello spazio moderno, Milano 1985, p. 185). Nelle collezioni della Galleria Nazionale d’Arte Moderna è presente un bronzo tardo dello stesso soggetto acquisito in occasione della donazione allo Stato da parte del figlio Francesco del 1931, decisamente inferiore nella realizzazione. Esistono, tuttavia, altri esemplari del “Bambino malato”, di cui un altro bronzo nella Galleria d’Arte Moderna di Milano, alcuni gessi al Museo di Barzio, alcune cere tra le quali quella del Museo di Barzio e quella dei Musei Vaticani. Tuttavia, anche in considerazione della ottima fattura dell’opera e del suo stato di conservazione, si ritiene la nostra versione ragguardevole, utile per aggiungere un tassello importante alla produzione artistica dello scultore piemontese.