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Scuola spagnola (inizio del XVI secolo), Santo vescovo benedicente

Tempera su tavola a fondo d’oro di cm 50 x 48 databile al 1510 circa.

 

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In una perizia del 1977, Ferdinando Bologna individua nell’opera presentata lo scomparto superiore destro di un polittico della seconda metà del XV secolo, riferibile all’Italia meridionale. Per Bologna, l’opera mostra per un verso rapporti precisi con la cultura pittorica palermitana del terzo quarto del Quattrocento, quella non toccata da Antonello da Messina, che costituisce la base del maestro della croce di Piazza Armerina e di Pietro Ruzzolone; da un altro, con la cultura pittorica di Valencia, quella rappresentata soprattutto da Rodrigo de Osona il Vecchio. Poiché un incrocio storico-artistico di tal genere è la caratteristica costitutiva del palermitano Riccardo Quartararo (Sciacca 1433 – Palermo 1506), Bologna ipotizza come autore del dipinto proprio il pittore siciliano, in una fase subito precedente a quella (1494 – 1506) delle sue opere palermitane più note. Sono infatti molto stretti i rapporti con le parti spettanti al Quartararo nel polittico già a Fondi, oggi a Gaeta, che deve ritenersi eseguito durante gli anni 1491-1494, trascorsi dal maestro a Napoli. Tali rapporti possono anzi suggerire che questo Santo Vescovo facesse parte di uno dei polittici, ora dispersi, che il Quartararo assunse l’impegno di eseguire a Napoli in quegli anni, come certificano varie attestazioni documentarie. Di alta e suggestiva qualità, e di caratteristiche originalissime rispetto alla rimanente della coeva pittura meridionale, il dipinto è anche molto ben conservato.

Scuola spagnola

Più recenti studi hanno accostato questo fondo oro alla scuola del cosiddetto Maestro della Leggenda di Sant’Orsola, pittore fiammingo attivo nell’ultimo quarto del XV secolo, e all’ambito di Antoine de Luhny, pittore a lungo attivo in Piemonte nella seconda metà del XV secolo, al servizio dei committenti più raffinati e prestigiosi della seconda metà del XV secolo, attivo nel campo della miniatura, della vetrata, della pittura su tavola e su muro.

Nonostante ciò, Frédéric Elsig, autore della monografia dedicata a Antoine de Luhny pubblicata nel 2018, ha individuato in questo santo vescovo benedicente un ulteriore scomparto di un altare che comprendeva in origine altre due tavole (53 x 45 cm) raffiguranti una Vergine in preghiera e un San Giacomo Maggiore, opere proposte a Roma da Finarte nel 2007, opere attribuibili a un pittore spagnolo (forse castigliano) e databili entro il primo decennio del XVI secolo.