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Salvatore Balsamo (Napoli, 1894 – 1922), La cappella del tesoro in San Gennaro nel Duomo di Napoli

Olio su tela di cm 75 x 55, firmato (Sal. Balsamo) in basso a sinistra.

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Salvatore Balsamo si forma a Napoli seguendo gli insegnamenti di Vincenzo Irolli, Giuseppe Casciaro e Eugenio Scorzelli, ma alla definizione dei canoni stilistici attraverso cui interpreta la rappresentazione dei paesaggi e delle marine campane, soggetti preminenti nel suo repertorio, concorre anche l’osservazione delle opere di Nicolas De Corsi. Segnalatosi per la robustezza delle opzioni cromatiche adottate, si rivolge anche ai temi di figura e di genere, come testimonia l’ “Interno con tre figure di donna” conservato nelle collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Milano. In virtù della sua morte prematura – Balsamo morì a soli 28 anni – la presenza sul mercato dell’artista napoletano è rara e ricercata in particolare per le vedute ambientate nel Golfo di Napoli e descrittive della vita quotidiana del capoluogo partenopeo, in toni pianamente narrativi e intrisi di folklore, e per le scene raffiguranti interni architettonici.

Opera rientrante in questo ultimo filone iconografico, caratteristica della miglior produzione di Balsamo, eseguita probabilmente partendo dall’osservazione di un modello precedente, un dipinto eseguito nel 1863 dal protagonista indiscusso della scuola di Posillipo, Giacinto Gigante, risulta il dipinto presentato in questa sede raffigurante la reale cappella del tesoro di San Gennaro, all’interno del duomo di Napoli. Balsamo ritrae questo straordinario ambiente liturgico barocco molto probabilmente nel giorno dedicato alla celebrazione della festa del santo patrono.

Salvatore Balsamo

La cappella, un vero e proprio capolavoro architettonico e artistico, un luogo dove Re e Regine, nobili e popolo per secoli hanno omaggiato il Santo con doni e preghiere e dove un tripudio di affreschi, dipinti, statue, busti d’argento, marmi policromi accolgono il fedele, appare, infatti, brulicante di una folla festosa di devoti accorsi in chiesa per rendere omaggio a Gennaro. Balsamo, grazie all’adozione di una serie di rapidi tocchi di colore pastoso, riesce a restituire nella composizione la massa variopinta di fedeli assiepati in corrispondenza dell’Altare Maggiore, e della balaustra che delimita, in primo piano, l’altare collocato nella parte sinistra.

La Cappella fu consacrata il 16 dicembre 1646: in essa furono collocate le reliquie, le ampolle contenenti il sangue e le statue dei Santi Compatroni. A impreziosire il luogo di culto più importante per la devozione popolare partenopea fu collocato un busto bifronte di San Gennaro in ottone e bronzo, realizzato da Gennaro Monte. La Cappella, inoltre, è stata uno dei quattro Conservatori di Napoli. Infatti ha un’acustica perfetta, primo esempio di quadrifonia con due organi e due cori. Tra i Maestri di Cappella attivi in questo storico ambiente liturgico si ricordano illustri compositori quali Scarlatti, Cimarosa, Pergolesi e Durante.