Project Description

Plasticatore bolognese ( attivo nella seconda metà del XVIII sec. ), I due bevitori

Terracotta policroma di cm 22 x 21 x 19 datata ( 1789 ) sulla base.

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Anche Bologna, come Napoli, può vantare una tradizione gloriosa nell’ambito della produzione di statuine eseguite in terracotta policroma, destinate a popolare il presepio natalizio. Una produzione che nel capoluogo felsineo raggiunse il suo apogeo nella seconda metà del Settecento, come ha raccontato la mostra “Dalle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo: antiche statuette in terracotta di presepi bolognesi” allestita nel 2015 nelle sale espositive di Casa Saraceni.

Questa rassegna ha costituito una importante occasione per la riscoperta di una cultura figurativa, amatissima dalla comunità locale, espressa da artisti quali Filippo Scandellari, Domenico Piò, Clarice Vasini e altri, educati presso l’Accademia Clementina nel corso del Settecento, sull’insegnamento di Giuseppe Maria Mazza e di Angelo Piò, e presso l’Accademia di Belle Arti di istituzione napoleonica nella quale fu attivo in particolare Giacomo De Maria, il primo scultore bolognese a frequentare lo studio romano di Antonio Canova.

Proprio a questo “genere basso” può essere ricondotta la terracotta presentata in questa sede, recante sulla base, come data di esecuzione, l’anno 1789. Colti in un abbraccio conviviale, prossimi a cedere alle lusinghe del vino, assisi a terra, l’uno con le gambe incrociate, l’altro con il ginocchio destro flesso usato come sostegno alla fiaschetta, entrambi con le gote e il naso arrossati dal calore conferito ai volti dall’assunzione della bevanda alcolica, i due protagonisti di questa terracotta rivelano un naturalismo non caricato, che dimostra così la sua più vera natura di esercizio artistico saldamente regolato entro griglie culturali e prescrizioni classiciste; quelle stesse che per Bologna prendono piede soltanto nel tardo Settecento quando incominciò a dare i suoi frutti la riorganizzazione dell’Accademia Clementina voluta a suo tempo da Benedetto XIV.

Il tema dell’ebrezza e la sua condanna moraleggiante ritorna in un altro personaggio immancabile nel ristretto repertorio dei presepi bolognesi, il cosidetto “Dormiglione”: quest’ultimo, infatti, come i nostri due bevitori, simbolo del materialismo insensibile al richiamo della fede, appesantito dal vino bevuto ed addormentatosi, non può sentire la buona novella che annuncia la nascita del Redentore. Dimentichi del motto evangelico “Vigilate”, si sono lasciati travolgere proprio nel momento cruciale.