Project Description
Pio Semeghini (Quistello 1878 – Verona 1964), Natura morta con carote, melograni e limoni
Tempera su tavola di compensato di cm 30 x 40 firmato (Semeghini) in basso a destra. Sul retro studio di natura morta con brocca.
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Pio Semeghini si trasferì a Parigi nel 1899, dove si avvicinò al mondo degli anarchici (Faure, Sembat, Mirbeau) e intrecciò rapporti con gli “Italiens de Paris” (Modigliani, Soffici, Severini, de Pisis). Dal 1911 al 1914 trascorse l’estate nella laguna veneta, a Burano, stringendo un sodalizio artistico con vari giovani artisti veneti protagonisti, con Felice Casorati, e sotto la guida di Nino Barbantini, delle esposizioni di Ca’ Pesaro a Venezia. Dal 1914 al 1927 lavorò come giornalista per varie testate venete.
Nel 1921 espose alla I Biennale romana; nel ’23 partecipò alla Quadriennale di Torino, nel ’26 per la prima volta alla Biennale veneziana, dove sarebbe tornato molte altre volte. Nel 1927 si accostò al gruppo fiorentino del Selvaggio e dal 1928 al ‘42 insegnò negli istituti d’arte di Lucca, fino al ’30, e di Monza. Nel ’31 fu invitato alla I Quadriennale romana; nel ’50 gli fu assegnata una sala personale alla Biennale di Venezia. Il successo di critica e di pubblico giunse al culmine nel ’56, con la grande antologica curata da Licisco Magagnato, Carlo Ludovico Ragghianti e Giuseppe Marchiori (Verona, Venezia, Milano).. Alla morte nel ’64 fu onorato con una mostra postuma alla Biennale di Venezia.
La presente “Natura morta con carote, melograni e meloni” palesa affinità soprattutto con nature morte della seconda metà degli anni Quaranta, sia per la tramatura grigio-verde del fondo di compensato lasciato ampiamente visibile e cromaticamente integrato nella visione, sia per la luminosità diafana dei colori, sia per la tendenza allo sfaldamento delle forme e degli oggetti, sul punto di dissolversi ma ancora visivamente presenti; si vedano in particolare alcune opere a cavallo degli anni Quaranta. Quanto all’uso dialettico del supporto visibile in compensato, esso è tratto distintivo della pittura di Semeghini, ancor più nelle opere tarde, tratto che lo distacca radicalmente da qualsivoglia retaggio post-impressionista così come da una sua impropria annoverazione tra i Chiaristi, per proiettarlo con individuale originalità nel vivo delle riflessioni linguistiche ed estetiche novecentesche. Si deve a Renato Barilli la più acuta messa a fuoco di tale peculiarità espressiva: il “corto circuito tra immagine e supporto” distacca radicalmente Semeghini da qualsivoglia retaggio post-impressionista per proiettarlo con individuale originalità nel vivo delle riflessioni linguistiche ed estetiche novecentesche (Barilli cita ad esempio, come termine di confronto ‘filosofico’, il gruppo franceseSupport-Surface).