Project Description
Piero Sadun (Siena 1919 – 1974), Omaggio a Giorgio Morandi
Olio su tela di cm 60 x 51. Sul retro, dedica “al mio caro amico Gastone Pattelli”, firmata (Sadun) e datata (58).
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“Se a qualcosa vorrei dare ragione sarebbe alla presenza di una cultura, che per me non appartiene già al passato: la cultura figurativa che ha come fuochi Braque e Morandi. Mi fa piacere di scriverlo perché mi fa piacere di muovermi nella luce che soprattutto da questi due emana, e perché se anche appaia manifesto, deve essere manifesto che non faccio finta di non accorgermene. Poi, magari, sarà tutto sbagliato, è la mia strada come riflessa in uno specchio senza fondo. Quand’anche fosse così non me ne vergognerò. Sarebbe molto più facile seguire una strada più facile visto che la pittura è ormai arrivata ad un punto dove non c’è più conti da rendere a nessuno. Non si sa se si tende all’oggetto o all’immagine. Per me non ci può essere che l’immagine e non c’è immagine che non significhi qualche cosa: ma questo qualche cosa se è stato un caso personale dell’artista non deve rimanere un suo fatto personale. La forma naturalmente. E questa si ritrova, si scopre in un continuo ritorno”.
Con queste parole, Sadun si presentava alla sua personale alla Galleria “Il Pincio” nel maggio del ’53, sottolineando l’influenza della pittura di Morandi su di lui e su tutti gli artisti contemporanei. Una influenza che risulta ben visibile nell’opera qui presentata nella quale l’artista senese riprende un genere, quello della natura morta, amato dal pittore bolognese, filtrandolo con una sensibilità che potremmo definire informale-cubista.
Come ebbe a scrivere Brandi, infatti, negli anni Cinquanta, “Sadun ebbe una fase cubista, su una base cromatica scura, con delle scomposizioni che lasciavano sempre sopravvivere qualcosa, come un lampo, dell’oggetto di partenza. Ma sempre, come prima e come sarà dopo, c’era, nel suo modo di aggredire la tela, una delicatezza, una scelta sottile, il gusto di una pittura che, seppure dovesse apparire gradevole, tendeva ad essere una pittura per la pittura”.
Sono questi gli anni che lo vedono impegnato come insegnante diStoria del Costume al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, presso la sede del quale affresca la parete dietro l’altare della cappella. Dopo la mostra alla Galleria il Pincio di Roma (1953), vince il concorso come docente di Arti Figurative all’Istituto d’Arte di Urbino; del febbraio ’55 è la mostra alla Galleria la Medusa di Roma con sedici dipinti ispirati al circo. È di nuovo alla Medusa, l’anno successivo, che tiene un’altra personale, mentre a Spoleto viene premiato alla IV Mostra Nazionale di Arti Figurative.
Nel gennaio 1956 è presente a Palazzo delle Esposizioni di Roma nella mostra allestita per celebrare gli artisti toscani contemporanei. Nel febbraio 1957 espone a New York, nel ’58 ottiene un ennesimo riconoscimento a Milano, stavolta nella mostra “Giovani pittori italiani”; nel ’59 vince il Premio Agip al Premio Marche, ma questo è l’anno di mostre a Milano, Verona, Torino, Bologna, Roma e, a Verona, nell’ambito della 54.a Rassegna di Arti Figurative. La RAI gli affida inoltre le illustrazioni della pubblicazione del III programma della radio. In questi anni inizia l’attività di arredatore, curando la progettazione e gli interni, che proseguirà fino alla morte.