Project Description
Piero Marussig (Trieste 1879 – Pavia 1937), Natura morta con mazzetto d’aglio
Olio su tela di cm 40 x 56 firmato e datato (1932) in alto a destra. Sul retro, firmato, intitolato (Mazzetto d’aglio) e situato (Milano). Presenti etichette della Galleria del Milione di Milano e della Mostra d’arte Italiana a Parigi del 1935.
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Esposizioni
L’art italien des XIX et XX siècles, Musée des école étrangères contemporaines, Jeu de Paume des Tuileries, Paris, n. 75, 1935
Pur essendo un genere, quello della natura morta, che trova nell’arte classica grande riscontro, per quanto concerne invece il secolo scorso, fondamentale si deve ritenere la lezione di Cézanne e quella famosa indicazione data nel 1904 (due anni prima della morte) a Emile Bernard: “Traitez la nature par le cilindre, la sphère, le con, le tout mis en perspective”, alla quale intere generazioni di artisti si sono riferite.
Piero Marussig, nel secondo decennio del secolo, affronta il genere della natura morta con strutture di piani inclinati e con forti dissonanze di linee e volumi, debitrici alla lezione secessionista, e che trasmettono alla composizione sensazioni di tensione anche psicologica. Negli anni Trenta, invece, torna a una più schematica rappresentazione dell’interno casalingo e quotidiano, adattando la sua tavolozza alla lezione cezanniana: lo dimostra questa natura morta, nella quale ogni oggetto – la bottiglia, asse simmetrico dell’intera composizione; il limone sezionato; il mazzetto di aglio, il martello da cucina – sono impostati secondo i modelli forniti dai solidi geometrici come la sfera, il cilindro e il cono. Marussig realizza un’opera emblematica per quel sentimento di conoscenza del reale, condotto attraverso la ricerca di una empatia con l’oggetto che, stratificando i diversi stadi di percezione, giunge a coglierne l’essenzialità emotiva.
Di agiata famiglia borghese (il padre era collezionista di oggetti d’arte), Marussig viaggia a Monaco di Baviera, venendo a contatto con gli esponenti più significativi delle rispettive Secessioni (da Lovis Corinth a Klimt). Si reca anche a Parigi, dove è particolarmente impressionato dalle opere di Van Gogh e Cézanne, quest’ultimo destinato a un influsso durevole sulla sua opera. Nel dopoguerra abbandona le influenze secessioniste e si avvia verso la ricerca di nuovi volumi e consolidamento delle forme. Nel 1920 è a Milano, fra i fondatori del gruppo Novecento (1923), e partecipa a tutte le più importanti manifestazioni organizzate da questo movimento. In quegli anni il suo linguaggio raggiunge un alto grado di perfezione nel gioco plastico dei volumi, in cui il colore acquista una ferma purezza mediante un chiaroscuro calmo e trattenuto. Frequenti sono i temi legati alla famiglia e alla vita borghese, oltre a nature morte e ritratti di donna. Nel 1930 fonda a Milano, con Funi e Timo Bortolotti, una libera scuola di nudo. Nel 1934 la sua pittura supera il pittoricismo veloce e impressionistico e torna a un disegno più preciso e compiuto.