Project Description
Mario Schifano (Homs 1934 – Roma 1998), Senza titolo (cornice invasa)
Smalto e collage su tela con cornice dipinta di cm 64 x 54 firmata (Schifano) in basso a destra, con dedica “x Antonio” e firma sul retro. L’opera risulta archiviata presso l’Archivio Mario Schifano, curato da Monica Schifano, con autentica rilasciata in data 30/04/2018
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La riflessione di Mario Schifano sul genere del paesaggio scandisce l’intero suo percorso artistico. Già agli inizi degli anni Settanta, la mostra “Paesaggi TV”, tenutasi nel dicembre 1970, testimonia la ricerca di un linguaggio pittorico capace di fondere la tradizione con l’irruzione dei nuovi media nel quotidiano: nei lavori esposti in quell’occasione incomincia a riportare le immagini video direttamente su tela emulsionata, isolandole dal ritmo narrativo delle sequenze a cui appartengono e riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Dice a questo proposito Schifano: “Il processo è lungo ed elaborato. Ma solo così riesco ad ottenere quegli effetti di realismo e di visionarietà che rincorro con l’immaginazione”.
Accanto ad una collocazione del proprio codice figurativo all’interno di una moderna “nuova oggettività”, attenta all’antropizzazione dello spazio urbano, marcata dalla presenza sempre più massiccia dei mezzi di comunicazione di massa, quali il film, il fumetto, la pubblicità, la segnaletica, Schifano realizza una serie di vedute, i cosiddetti “paesaggi anemici”, creati a partire dal 1963: racconti di visioni appiattite, dove lo spettro cromatico si impoverisce e ogni elemento descrittivo si annulla. Ha affermato in proposito Maurizio Fagiolo Dell’Arco: “Niente cielo, niente tramonto, niente panorama; o meglio, il fantasma del panorama, del tramonto, del cielo”.
Quello stesso cielo, assente nelle opere degli anni Sessanta, torna protagonista nell’opera presentata in questa sede, un paesaggio anemico, databile alla fine degli anni Settanta, i cui diversi piani cromatici che sezionano l’intera composizione invadono lo spazio occupato dalla cornice, sovvertendo così le regole convenzionali del rapporto fra opera e involucro esterno. L’opera si presenta come un’impressione vorticosa di uno spazio aperto che veicola un senso panico di inquietudine e ribellione a un tempo, dove la magmatica stesura pittorica incarna la perturbante interiorità dell’artista. Il trattamento materico del colore, la violenza della stesura delle vernici, i vuoti ed i pieni creati dai grumi cromatici rendono questo paesaggio un’opera significativa all’interno della produzione artistica di uno Schifano ormai maturo.