Project Description

Maceo Casadei (Forlì 1899 – 1992), La servetta di campagna

Olio su tavola di cm 58 x 47 firmato in alto a destra e intitolato sul retro, ove appare anche la firma e il recapito (Via Tadolini, 3) dell’atelier del pittore.

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Nutrito di linfa francese, cresciuto a contatto con la tradizione della pittura paesistica lionese, Maceo Casadei, tra i maggiori artisti italiani continuatori di fatto dell’ultimo Ottocento, è rimasto per tutta la vita fedele alle ragioni di una ‘buona pittura’, ispirata dalla natura e filtrata dal sentimento, passando dagli effetti bozzettistici dell’en plein air al più robusto verismo delle composizioni d’interno, delle nature morte e dei ritratti.

Proprio della ricerca di impressioni dal vero, sperimentata da questo maestro del Novecento, capace di districarsi con autorevolezza nel succedersi delle mode e degli “ismi”, lungo il secolo più turbolento della storia delle pratiche artistiche, costituiscono una fulgida prova il dipinto presentato in questa sede. Una rappresentazione di profilo di una servetta di campagna romagnola che, se da un lato, richiama la medaglistica romana e la ritrattistica rinascimentale per la scelta dell’angolazione adottata, dall’altro, evoca l’immaginario femminile felliniano. I lineamenti decisi, marcati, il profilo robusto e solido della cameriera, le labbra carnose, richiamano l’incarnazione mitologica, leggendaria e sovrannaturale della femminilità romagnola.

Maceo Casadei

Nato a Forlì nel 1899, il giovane Maceo inizia a dipingere con Giovanni Marchini. Nel 1912 emigra con la famiglia a Lione, dove svolge studi artistici. È chiamato alle armi nel 1917 nel Trentino come mitragliere reggimentale. Al ritorno del fronte soggiorna ancora per qualche tempo in Francia, rientrando poi nella città natale. Qui, durante gli anni Venti, partecipa attivamente alle iniziative del Cenacolo Forlivese e opera prevalentemente come esecutore di scene teatrali e come decoratore. Nel 1934 è assunto all’Istituto Luce di Roma nel reparto trucchi cinematografici e nel ’41 riceve l’incarico di reporter al fronte nel “Reparto Guerra”. Durante il servizio esegue migliaia di fotografie ed “impressioni” pittoriche, alcune delle quali vengono esposte alla galleria Il Milione di Milano nel 1942. A guerra terminata, Maceo soggiorna per qualche tempo a Venezia, prima del definitivo ritorno a Forlì dove rappresenta ben presto la figura di maggior spicco nella vita artistica della città, anche come promotore di eventi culturali. Fino a tarda età svolge intensa attività artistica, con una vastissima produzione pittorica e grafica. Dopo la scomparsa, nel 1992, gli vengono dedicate numerose mostre antologiche in ambito forlivese e romagnolo, cataloghi e pubblicazioni monografiche.