Project Description

Luigi Preatoni (Novara 1845 – ?), Fanciulla con cappello

Busto in marmo di cm 66 x 43 x 36 firmato (L Preatoni) sul bordo del vestito.

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Lo scultore novarese Luigi Preatoni fu un affermato ritrattista e ceramista che operò nell’Italia risorgimentale e post unitaria, presente alla Esposizione Annuale della Società di Belle Arti di Milano nel 1895 con le sculture in bronzo “Matrona romana” e “Odalisca” ed alla Esposizione Nazionale delle Belle Arti di Torino del 1898, dove espose la scultura in bronzo “Generale Giacomo Durando”. Presso la collezione della Fondazione Bergamo – Museo Storico si conserva il suo bronzo “Umberto I di Savoia” del 1878. Molte sue opere di carattere storico ritrattistico sono collocate in sedi pubbliche come i busti in marmo del generale Alfonso La Marmora e di Agostino De Pretis presso la collezione della camera dei deputati a Roma.

Luigi Preatoni

Quella presentata in questa sede, invece, è un’opera che si inserisce nella produzione più aneddotica dello scultore torinese, popolata da figure femminili civettuole, oggetto del desiderio amoroso di pretendenti che di volta in volta si avvicendano nelle scene di corteggiamento. Il marmo mostra il volto grazioso di una fanciulla, leggermente ruotato verso sinistra, incorniciato da una vistoso cappello a falda larga impreziosito da un fiocco, il cui lembo ricade sul colletto merlettato, capolavoro di virtuosismo nell’utilizzo del trapano.

L’opera, con la sua eleganza formale e con la sua vivacità espressiva costituisce la premessa di quello straordinario fermento creativo (espressosi con particolare accensione nel campo della scultura) che investì la Torino fin de siècle, scapigliata e crepuscolare (ma già in odore di art nouveau), fino ad arrivare all’ultima grande stagione plastica, ossia quella “neolatina” del Ventennio. Le cause dell’eccezionalità del fervore plastico torinese, che con la sua improvvisa apertura alla grande arte europea contribuì in modo determinante a sprovincializzare la stantia cultura pedemontana, sono numerose e assai complesse: sicuramente la presenza carismatica di alcune forti personalità (quali furono quelle influentissime di Leonardo Bistolfi, Edoardo Rubino, Pietro Canonica e Davide Calandra) fu il motivo principale dell’afflusso a Torino di giovani di talento, provenienti dal resto d’Italia e dal mondo intero; altro punto determinante (e troppo spesso sottovalutato) nell’incoraggiare la suddetta fioritura fu la presenza, nella città stessa, di importanti fonditori d’arte, figure sovente eccentriche e paradossali, ossessionate dalle proprie smisurate ambizioni e dalla tenuta qualitativa del loro lavoro (si pensi a Emilio Sperati, per non citare che un nome eclatante).