Project Description

Leoncillo Leonardi (Spoleto 1915 – Roma 1968), Figura che corre

Ceramica smaltata in blu e oro di cm 31 x 12 x 10 databile alla fine degli anni Quaranta. L’opera presenta una certificazione fotografica firmata da Enrico Mascelloni, Roma, 8 marzo 2019; sarà inclusa nel catalogo ragionato dell’artista a cura di Enrico Mascelloni, di prossima pubblicazione per i tipi di Skira. Provenienza: Collezione V. Berla Olivetti, Roma, acquistata direttamente dall’artista e in seguito per eredità; Collezione privata europea.

INFO: per avere maggiori informazioni

Di sé Leoncillo – che era coltissimo – diceva «sono nient’altro che un ceramista», marcando così la sua alterità rispetto a un ambiente artistico che sentiva poco autentico. E la scelta di un materiale povero e primario come la terra era per lui (comunista convinto, che però non accettò di piegarsi al realismo “sovietico” imposto dal partito) una scelta di campo anche politica, identificando nella ceramica la più “proletaria” tra le tecniche artistiche. Dopo una lunga e fortunata stagione vissuta nel segno del post-cubismo, la crisi ideologica che visse per l’invasione sovietica dell’Ungheria lo portò, nei secondi anni ‘50, a inaugurare un’arte nuova, fatta di una materia magmatica e corrugata, che lo condusse sino ai limiti (se non fin dentro) l’informale; seppure di un informale che non si staccò mai completamente dal reale.

Leoncillo Leonardi

Le sue potenti sculture verticali, spaccate longitudinalmente da un taglio profondo, evocano, infatti, tronchi squarciati da un fulmine, i suoi San Sebastiano fanno davvero pensare a un corpo piagato, e le sculture orizzontali (una novità assoluta, ben prima di Carl Andre o Richard Long) sono come zolle di terra arata o porzioni di magma appena raffreddato, che si apre a mostrare il rosso della materia incandescente. Una materia ferita la sua, scaturita dalle tragedie della guerra da poco finita, che oggi ritrova una drammatica attualità.

Con la fine della guerra si annichilisce in lui la figurazione di cui era stata campione una Balaustra paragonata da Antonello Trombadori alle ceramiche di Della Robbia. È Moravia a intercettare questa fase evolutiva: «Leoncillo ha prestissimo superato le prime posizioni naturalistiche, obbligatorie per ogni artista serio, poiché l’artista è, prima di tutto, un imitatore della natura. Ma oggi Leoncillo, sempre più scavando nel fondo della sua ispirazione, pare tendere ad un raccoglimento e ad una semplificazione che lui, nei suoi discorsi sull’arte, chiama astrazione. Sono le cose sue migliori, comunque».

Fra queste cose sue migliori è possibile annoverare questa Figura che corre, opera da porre in stretta connessione con i servizi da tè e da caffè realizzati da Leoncillo alla fine degli anni Quaranta,  modellati in forme ad un tempo attraenti e mostruose, disegnati da calici sbilenchi e multicolori, metafisici e cubisti a un tempo.