Project Description
Ippolito Caffi ( Belluno 1809 – Lissa 1866 ), Roma, veduta di Piazza del Popolo
Acquarello e matita su carta di cm 20,5 x 29,5.
INFO: per avere maggiori informazioni
Le vedute di piazza del Popolo in Caffi hanno abitualmente un punto di ripresa centrale, che sottolinea l’intenzione dell’artista di evidenziare la specularità delle due chiese. In questo caso viene adottata una visione eccentrica rispetto all’asse della piazza, conferendo in tale modo maggiore evidenza all’obelisco che troneggia nel mezzo della composizione. L’obelisco Flaminio è, dopo quello lateranense, il più antico e il più alto di Roma: con i suoi venticinque metri di granito monolito venne portato da Eliopoli a Roma da Augusto e venne collocato nel circo Massimo. Spostato qui nel 1589 da Domenico Fontana per ordine di Sisto V, ai primi dell’Ottocento gli venne aggiunta dal Valadier una base con quattro vasche di forma circolare decorate da leoni egizi, ben evidenti nell’acquerello caffiano qui presentato.
Le due chiese, Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto, non sono più protagoniste evidenti dell’insieme, ma chiudono il proscenio come un grande fondale teatrale, in asse perfetta con gli edifici Torlonia realizzati dal Valadier tra il 1818 e il 1824. Pittoricamente l’acquarello ha una luce morbida ed estremamente soffusa, in armonia con la liquidità della tecnica adottata: nella delicata apparente monocromia dell’insieme che suggerisce una luce mattutina, emerge all’estrema destra la macchia delle verdi propaggini del Pincio.
Quello presentato in questa sede si presenta come una seconda versione dell’acquarello con analogo soggetto, pubblicato ( n. 58 ) nel catalogo, curato da Annalisa Scarpa, della mostra “Caffi. Luci del Meditteraneo”, allestita nel 2005 nella doppia sede di Belluno ( Palazzo Crepadona ) e Roma ( Palazzo Braschi ). Una caratteristica che non sminuisce il valore di questa prova del talento del grande vedustista veneto: infatti, un elemento che non si può non notare nelle vedute di piazza del Popolo di Caffi, nei vari esemplari che conosciamo, è la straordinaria partecipazione dell’artista nel raffigurare questo luogo. Come ha fatto notare la stessa Scarpa, non esiste una sola versione di tale soggetto identica all’altra: è come se l’artista “sentisse” questo spazio in modo particolare.