Project Description

Giuseppe Menato ( Bovolone 1874 – Verona 1962), Inverno veronese

Olio su cartone di 60 x 69,5 cm firmato ( E Menato ) in basso a destra.

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Dopo aver compiuto gli studi umanistici, Giuseppe Menato si accosta da autodidatta alle pratiche artistiche, orientando le proprie preferenze verso la pittura di paesaggio, la ritrattistica e il quadro di genere.

In seguito all’esordio espositivo alla mostra della Permanente milanese del 1898 ( dove presenta alcuni paesaggi ) e alla partecipazione alla Biennale di Venezia del 1903 ( “Nevicata” ) e del 1905 ( “Notturno sull’Adige” ), le sue impressionistiche vedute ispirate ai paesaggi dell’Adige e del territorio lessino, più raramente agli scorci urbani di Milano e Venezia, rese ad olio o all’acquerello e accompagnate da ritratti e quadri di genere di ascendenza ottocentesca, trovano spazio e favore in mostre nazionali e internazionali. All’Esposizione Mondiale di Saint Louis del 1904 ( dove presenta tre opere: “Foglie cadenti”, “Chiusa d’Adige” e “Ritorno alla pianura” ), a numerose Biennali veneziane, a rassegne veronesi, milanesi ( 1906, “Mattino d’ottobre” ), napoletane, romane ( 1914, “Ronda notturna”, “Sera sull’Adige” ), torinesi ( 1908 ) e fiorentine, Menato ottiene un certo consenso di pubblico e di critica, sino agli inizi degli anni Cinquanta.

Nonostante i numerosi successi registrati in Italia e all’estero, Menato resta, per tutta la durata della sua carriera, legato al paesaggio della sua terra, tradotto in forme di impronta postimpressionista. Appassionato al paesaggio dell’Adige, esegue molti studi delle pittoresche rive di quel fiume, registrandone atmosfere e colori con inusitata delicatezza e lirismo poetico. Fra i tanti dipinti dedicati al fiume veronese, si ricordano “Sotto la neve”, “L’Adige a Verona”, “Sventramento del ghetto a Verona”, “Lungo l’Adige”, “Dintorni di Verona” e “Verona scomparsa”.

Nel dipinto qui presentato, la tavolozza di Menato si sofferma su una visione magica ed incantata di una Verona innevata, caratterizzata dalla presenza dei cosiddetti mulini natanti, impianti galleggianti di macinazione diffusi sin dal Medioevo lungo il corso di diversi fiumi italiani come il Po, il Tevere, il Ticino, l’Oglio, il Mincio, il Brenta e dei maggiori fiumi europei.