Project Description

Giulio Viotti ( Casale Monferrato 1845 – Torino 1878 ), Ombre cinesi alla corte del Faraone

Olio su tela di cm 64 x 96 firmato in basso a destra.

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Per un pittore, come Giulio Viotti, attivo a Torino nel XIX secolo, l’incantato e misterioso mondo dell’Oriente era a portata di mano: nel 1824, infatti, il re Carlo Felice, rilevando la collezione del console generale di Francia durante l’occupazione in Egitto, il piemontese Bernardino Drovetti, e unendo a questa altri reperti di antichità classiche di casa Savoia, diede vita al primo museo egizio del mondo.

L’influenza esercitata dall’esotismo, le suggestioni ispirate da culture remote e misteriose, la tensione verso l’ignoto, i soggetti storici o fantastici, le atmosfere e le narrazioni ispirate all’Oriente, vengono alimentate così, nell’immaginazione dei pittori torinesi, grazie allo studio dei reperti, statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti, monili conservati nel museo. Ad una sensibilità pienamente romantica viene così impressa una svolta in direzione orientalista che, nella produzione artistica di Viotti, genera scene di genere o di carattere storico – letterario, talvolta non senza accenti sentimentali, scegliendo in alcuni casi impaginazioni inusuali come accade nel dipinto presentato in questa sede: gli oggetti che decorano l’ambiente, nel quale si colloca una giovane, adagiata su un prezioso pouf turchese, agghindata con sontuosi monili alla egiziana, intenta a proiettare sulla parete, campita da rilievi con scene di caccia, il profilo di un cigno col gioco delle ombre cinesi, ricordano tipologie di anfore, vasi e statue colossali effettivamente conservati nel museo egizio di Torino.

 

Abile acquarellista, formatosi per un breve periodo all’Accademia Albertina, Viotti, attivo a Roma sotto la guida di Mariano Fortuny, grazie al quale abbandona il paesaggio per dedicarsi soprattutto alla figura e a soggetti in costume, partecipa a numerose esposizioni nazionali, prendendo parte a Torino, alla Società promotrice, nel 1870 e nel 1875. All’esposizione di Vienna del 1873, il suo “Idillio a Tebe”, dipinto caratterizzato da due figure accademiche dalla forte sensualità, vivacizzate dal sapiente uso della luce e dei colori, viene premiato con la medaglia d’oro; l’opera, esposta nel 2011 a Barletta all’interno della mostra “Incanti e scoperte. L’Oriente nella pittura dell’Ottocento italiano”, dove ha suscitato un rinnovato interesse per il pittore torinese, è conservata al Civico Museo Revoltella di Trieste.

L’incontro avvenuto a Roma con Fortuny, forse il più grande orientalista di fantasia, del quale si accennava prima, ebbe probabilmente un peso specifico rilevante sulla scelta dell’ambientazione in un antico Egitto del tutto immaginario di vivaci scene di genere – come nel caso del dipinto qui presentato -, elevate talvolta al grande formato tradizionalmente riservato alla pittura di storia.