Project Description

Giulio Tadolini ( Roma 1849 – 1918 ) ( attr. a ), Busto di donna velata

Bronzo di cm 61 x 37 x 22.

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Figlio e nipote d’arte, Giulio Tadolini si iscrive all’Accademia di San Luca, frequentando inizialmente la classe di pittura. Una scelta quest’ultima contrastante con l’insigne tradizione familiare: il nonno Adamo fu scultore di grande prestigio, tra i migliori allievi di Canova e il papà Scipione seguì le orme del padre riscuotendo un buon successo nello stesso campo statuario.

Poco si sa sulla vita e sulla personalità artistica di Giulio, è noto comunque che in breve tempo abbandona la pittura per dedicarsi alla pratica scultorea. Molto apprezzato per la fine capacità d’osservazione e l’esattezza nella resa dei dettagli, dedica gran parte della sua produzione alla ritrattistica verista, rifiorita sotto il regno di Umberto. I principali modelli di Giulio sono esponenti dell’aristocrazia romana e illustri personalità storiche: tra questi la regina Margherita, re Umberto I, Guido Baccelli e Silvio Spaventa.

Nel corso della sua carriera si dedica inoltre alla rappresentazione di caratteri esotici o ideali: significative in questo senso sono Cleopatra, la Samaritana, l’Egiziana, la Negra e Cecilia Metella. Proprio a questa produzione dello scultore romano può essere ricondotto il busto presentato in questa sede: uno straordinario ritratto femminile che si segnala per la solenne monumentalità e, al contempo, la delicata grazia raggiunta grazie a una ispirazione calda e immediata nella verità e nel sentimento.

Questa donna velata presenta tutte le caratteristiche peculiari della produzione di Giulio Tadolini: la meditazione condotta sulla scultura barocca – evidente nella plastica funeraria, genere nel quale spicca il monumento a Leone XIII in San Giovanni in Laterano – convive con l’assimilazione dei nuovi linguaggi moderni, forme e stili influenzati dallo Jugendstil.

Nel 1879 Tadolini diviene membro dei Virtuosi del Pantheon e Accademico di merito all’Accademia di San Luca. Presso quest’ultima è quindi commissario dell’amministrazione e dal 1909 al 1910 vicepresidente. Gli ultimi anni di attività dello scultore saranno ostacolati dalla prima guerra mondiale, suo figlio Enrico però continuerà l’attività paterna nell’ormai celebre Studio Tadolini, in via del Babuino a Roma.