Project Description

Giovanni Costantini (Roma 1872 – 1947), Campagna romana

Olio su tela di cm 15 x 70 firmato (G. Costantini) in basso a sinistra.

 

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Autodidatta, Giovanni Battista Costantini si formò alla scuola del pittore decoratore G. Pagliai presso il quale aveva, da ragazzo, prestato servizio come garzone mentre frequentava saltuariamente la scuola serale del nudo all’Accademia francese di villa Medici. Le prime notizie della sua attività pittorica risalgono al 1904, data in cui fu acquistata per la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma la sua opera “Dai campi di riposo”. Nel 1908, invece, venne acquistata “Folla triste” (in deposito presso la stessa galleria). Dal 1904 Costantini partecipò con una certa continuità alle mostre curate dalla Società amatori e cultori di belle arti. Gravitante in quel gruppo di artisti che faceva capo a G. A. Sartorio, fece parte dei “XXV della Campagna romana” col soprannome di “grillo”. Insegnante all’Accademia di belle arti, dal 1909 fu membro dell’Accademia di S. Luca. La sua attività di pittore si svolse parallelamente a quella di decoratore e di restauratore.

Giovanni Costantini

Durante il primo conflitto mondiale, pur non prendendovi parte diretta, fu molto colpito dalla durezza degli eventi bellici e concepì una serie di quadri che ne denunciassero gli orrori. Ad un primo gruppo di quattro composizioni simboliche (La guerra, Il bottino, Il dominio militare, La vittoria), realizzate intorno al ’14, fecero seguito, nel giro di cinque anni, altri numerosi quadri per un totale di quarantacinque opere di soggetto bellico. Il ciclo della Pittura di guerra venne esposto alla I Biennale d’arte di Roma nel 1921, nella quale Costantini ebbe una sala personale. Nel 1925 si trova a Parigi, a curare la decorazione del salone di ingresso del padiglione italiano per l’Esposizione internazionale.

La pittura di Costantini, basata su una approfondita conoscenza tecnica, appare più istintiva e meno formale nelle opere della prima giovinezza, mentre, soprattutto nella serie dei quadri di guerra, si colora di un certo teatralismo nei contrasti di luci ed ombre e nella scelta stessa dei soggetti che “scivolano sovente verso la letteratura”, come ha ben rilevato A. Lancellotti. La sua produzione rivela una profonda conoscenza dell’autenticità del paesaggio campestre e mostra la volontà di trasmettere un messaggio morale che scaturisce dal proprio pensiero e dai propri sentimenti. Le composizioni, impostate sulla rappresentazione del vero, sono così finalizzate sempre a rendere maggiormente esplicita e credibile l’idea, come avviene in questo lirico scorcio della campagna romana che volge al meriggio, dipinto che si segnala per le morbide velature cromatiche e chiaroscurali che animano l’intera composizione, risultato di una ricerca pittorica condotta a stretto contatto con il paesaggio laziale.