Project Description

Giovanni Costantini (Roma 1872 – 1947), La difesa

Olio su tela di cm 165 x 121 firmato (G Costantini) in basso a sinistra. Sul retro, firma dell’autore e menzione del titolo.

INFO:  per avere maggiori informazioni

Esposizioni

  • I Biennale romana, 1921

Un realismo meno espressionista di quello che caratterizza l’arte di Aroldo Bonzagni, ma improntato a una crudezza che rimanda alle atmosfere della Nuova Oggettività tedesca, caratterizza la impressionante serie di dipinti dedicati alla guerra di Giovanni Costantini, pittore partecipe del movimento dei XXV della Campagna Romana. Vicino a Sartorio, aveva realizzato nel primo decennio del Novecento opere di denuncia sociale come “Dai campi di riposo” e “Folla triste” (Ravenna, Accademia di Belle Arti). Anche se non partecipò attivamente al conflitto, rimase impressionato dalla drammaticità e dalla violenza di quegli eventi e volle rappresentarli in una serie di dipinti che, osservandoli come da dietro le quinte, ne rivelassero il cinismo, l’orrore e il dolore.

A un primo gruppo di composizione simboliche, intitolate “La Guerra”, Il bottino”, “Il dominio militare”, “La vittoria”, realizzate nel 1914, seguirono sino al 1921 i quarantatrè dipinti di grandi dimensioni che composero il ciclo “Lacrime di guerra”, esposto alla Biennale romana del 1921, dove gli venne dedicata una sala personale. La crudezza di alcune di queste opere suscitò violenti reazioni polemiche sino all’accusa di disfattismo. “Il piano di attacco”, “Dopo l’assalto” e “Ritorno alla vita”, caratterizzati da un linguaggio che ha l’incisività e la potenza visiva dei cartelloni illustrati o del cinema, compongono una sorta di trittico dove il violento realismo dell’immagine è amplificato da inserti simbolici come nel primo dei tre dipinti dove la figura della morte con la grande falce e con un ghigno feroce scruta da dietro una vetrata un gruppo di alti gradi intenti a segnare su una mappa il destino, appunto di morte, di tanti uomini.

Giovanni Costantini

Quei soldati ritratti come automi spietati e irrimediabilmente segnati dalla crudeltà della loro condizione nel terribile “Dopo l’assalto”. Mentre in “Ritorno alla vita” la mestizia dei feriti non comunica che infinita desolazione. Ben altri sentimenti comunica invece il dipinto presentato in questa sede, “La difesa”: in questa composizione prevale il senso di tenacia, di strenua resistenza dei soldati italiani in trincea che, in uno scenario post-apocalittico, compongono una compatta linea difensiva, dominata dall’alto da una rupe antropomorfa, probabile allegoria dell’Italia turrita.