Project Description

Gino Parin (Trieste 1876 – Bergen Belsen 1944), Figura in rosso con tenda rossa

Olio su tela di cm 148 x 67 firmato (Gino Parin) in basso a destra.

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Esposizioni
Mostra Collettiva, Trieste, Galleria Michelazzi, settembre 1918

Bibliografia
Gino Parin, catalogo a cura di C. Ragazzoni, 2003, p. 417

La donna ritratta dal pittore triestino Gino Parin in questo dipinto ad olio di grande formato è, con ogni probabilità, Fanny Lackenbacher, moglie dell’ingegnere ebreo Moise Mario Tedeschi, protagonista di un grandissimo numero di disegni e olii dell’artista, a partire dal 1911 e fino alla morte prematura della donna, avvenuta nel 1927. Figlia di un funzionario di origine ungherese della Riunione Adriatica di Sicurtà, Ernesto Lackenbacher, e di Rachele Morpurgo, Fanny era nata a Trieste il 25 luglio 1879. I rapporti tra la famiglia Lackenbacher e l’ambiente artistico cittadino erano frequenti. Fanny aderì all’iniziativa promossa da Wostry nel 1907, in occasione del Carnevale, di inscenare dei fittizi «Musei triestini» presso la sede del Circolo Artistico ai Portici di Chiozza. Inoltre frequentava il Circolo Artistico triestino ed era proprietaria della casa di via Besenghi in cui il pittore andò a vivere al suo ritorno da Monaco nel 1914

Come in gran parte dei ritratti di Fanny, da Gino Parin (il vero nome era Federico Pollack), egli lascia indefinito lo sfondo, quasi a voler rimarcare l’importanza data alla silhouette della sua modella prediletta. Indiscutibile, in questo dipinto, l’influenza della lezione secessionista nelle ricercatezze lineari: la scelta compositiva del ritratto, a figura intera, e la piena evidenza data all’effetto di luce e trasparenza dell’abito, sembrano citare, in particolare, John Singer Sargent. Fanny ha le braccia avvolte in una tenda bianca che, confondendosi con il fondo monocromo, permette a Parin di dar prova delle proprie doti realistiche nella differenziazione materica dei tessuti. A differenza di Sargent tuttavia, Parin, che ama gli accordi di colori complementari, ha tratti vigorosamente sintetici e sfrutta sapientemente, sul vestito, il contrasto tra il bianco perlaceo ed il rosso porpora per ricavarne ombre costruttive, bagliori accecanti e trasparenze leggere. I tocchi di bianco lucido e le ricerche di trasparenze sul bianco caratterizzano proprio i lavori della fine degli anni Dieci.

Gino Parin

Interprete sagace e originale del simbolismo belga e del linguaggio secessionista d’Oltralpe, Parin seppe muoversi con disinvoltura tra Monaco di Baviera e Vienna, a contatto con i principali artisti che lì operavano a cavallo tra Ottocento e Novecento. Assorbendo in maniera sempre personale e originale i diversi stimoli che gli provenivano dai diversi movimenti, le Secessioni, il mondo delle riviste e delle esposizioni internazionali, proprio tra Monaco e Vienna, l’artista triestino seppe trovare un proprio stile ed ottenne un notevole successo, ottenendo importanti premi e riconoscimenti.