Project Description

Giacomo Grosso ( Cambiano 1860 – Torino 1938 ), La corsa dei fiaccherai verso la stazione di Porta Nuova a Torino

Olio su tavola di cm 40 x 58 firmato e datato ( 1900? ) a destra, con iscrizione sul retro recante il titolo dell’opera.

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“Lungo trascorrere di anni e mutare di maniere e di gusto non avevano influito sulla personalità artistica di Giacomo Grosso, né sulla preferenza dimostrata costantemente da una parte notevole del pubblico per il vecchio pittore torinese. Quasi sessant’anni di assiduo lavoro, alimentato da una fecondità facile ed elegante che non abbandonò il Grosso nemmeno verso la fine della sua vita, avevano raccolto intorno a lui una moltitudine di ammiratori fedeli. I suoi esordi furono trionfali, assicurandogli presto larghissima fama con talune opere di carattere romanticamente narrativo, nonostante l’accentuato naturalismo dell’esecuzione, che ebbero la loro espressione culminante nella celeberrima tela, andata poi distrutta, del Supremo Convegno.

[…] In questi ultimi anni l’insigne pittore si era rivolto con singolare predilezione alle nature morte, ritrovando nel contatto con la più umile realtà quella brillante freschezza di toni e quella sorprendente efficacia riproduttiva del vero visibile, che gli avevano procurato i clamorosi successi degli inizi. Così il buon maestro ha chiuso la sua copiosa e fortunata carriera”. Con queste parole cariche di ammirazione, Luigi Federzoni, presidente del senato del Regno d’Italia, ricordava il pittore torinese, nominato senatore nel 1929, a pochi giorni dalla sua morte.

 

Giacomo-Grosso

Quel “mutare di maniere”, sintetica formula efficace nel definire l’eclettismo del maestro torinese, e “quella sorprendente efficacia riproduttiva del vero visibile”, colto nelle più svariate sfumature cromatiche e luministiche, trovano una prova superlativa in questo dipinto, il cui soggetto rappresenta la corsa dei fiaccherai verso la stazione di Porta Nuova a Torino, immortalata in una sognante atmosfera sull’imbrunire. Il dipinto è probabilmente una delle prove più fulgide della pittura di piccolo formato eseguita en plein air dal pittore, una tipologia espressiva che presentò nel 1902 alla I Quadriennale torinese con una personale che ne decretò definitivamente il successo.
La nebbia che sembra avvolgere in un’atmosfera sospesa tutta la composizione; i vetturini tratteggiati come esili silhouette nell’ombra della sera e nel riflesso di un viale appena bagnato dalla pioggia; le architetture, digradanti sullo sfondo, tendenti alla smaterializzazione: tutti elementi che riconducono ad un aggiornamento stilistico di Grosso, pittore di respiro europeo, fondato sulle ultime novità introdotte dell’impressionismo francese.