Project Description
Giacomo Balla (Torino 1871 – Roma 1958), Luce a Villa Borghese
Olio su tela su cartoncino di cm 15 x 24,2 firmato (Balla) in basso a destra, databile al 1942 circa.
INFO: per avere maggiori informazioni
Provenienza: Casa Balla, Roma; Luigi Marcucci, Roma (1968-2014), Coll. Privata, Roma (2014).
Opera autenticata da Elena Gigli con archiviazione n. 2018/B3 rilasciata in data 04/05/2018.
Nel Marzo del 1929 Giacomo Balla con la sua famiglia (la moglie Elisa, le figlie Luce ed Elica e la mamma Lucia Giannotti) vanno ad abitare nell’appartamento di via Oslavia al Quartiere delle Vittorie, alle pendici del Monte Mario. Con l’autoritratto del 1928 – Autocaffè – Balla firma la sua “convinzione che l’arte pura è nell’assoluto realismo, senza del quale si cade in forme decorative, ornamentali, perciò ho ripreso la mia arte di prima: interpretazione della realtà nuda e sana che attraverso la spontanea sensibilità dell’artista è sempre infinitamente nuova e convincente”. Ora, proprio durante i duri anni della II Guerra Mondiale mantiene vivi i suoi interessi pittorici: continua a dipingere la realtà nuda e sana dentro casa (le sue nature vive sono ricche di luce nel rappresentare fiori e frutta sopra i tavoli nel salotto di via Oslavia) e fuori tra i prati e le stradine di Villa Borghese e i giardini di Viale Mazzini…
Come mi ricordava Maurizio Fagio dell’Arco, questo tipo di pittura appartiene ad un periodo poco conosciuto del Balla post futurista: è in realtà un momento di ricerche inedite accanite sulla natura e sul volto umano. Rimane sempre il senso delle antiche ricerche, sia nella scomposizione del colore che nella visione della natura, non veristica ma di taglio fotografico. Questo tipo di pittura appartiene agli anni Quaranta quando si cerca di recuperare il passato andando avanti: sono passati i motivi futuristi della velocità e del movimento, della scomposizione della luce ma resta sempre viva la sua ricerca, la sua indagine da sperimentatore quale era stato negli anni Venti quando si definisce nel 500 mi chiamavo Leonardo…
In quest’opera realizzata su tela (in seguito – per motivi conservatrici – viene attaccata sul cartoncino) Giacomo Balla, attraverso una impostazione da taglio fotografico dal basso verso l’alto, ci fa entrare con lui nei viali soleggiati di Villa Borghese: nel cammino verso il fondo, tra la quinta arborea si apre un cielo azzurro mentre a sinistra la composizione viene illuminata da un ricco cespuglio giallo-verde. In primo piano, il ricco prato dal verde rigoglioso viene reso ancor più vivo da piccoli fiorellini come rossa è la firma BALLA a destra.
Questo luminoso olio proviene dalla collezione di Lucia Marcucci (morto nel 2014): il Marcucci abitava all’ultimo piano dello stabile di Casa Balla a Roma in via Oslavia 39b e già dalla fine degli anni Sessanta del Novecento frequentando Casa Balla si dedica allo studio e rivalutazione dell’arte di Giacomo Balla curando mostre dedicate al pittore.
Elena Gigli