Project Description
Franco Angeli (Roma 1935 – 1988), Obelisco
Tecnica mista su tela di cm 120 x 70 firmata sul retro.
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A partire dagli anni Sessanta, Franco Angeli utilizza immagini e simboli ideologici stereotipati, tratti dall’iconografia della finanza e della geopolitica internazionale. L’artista oltrepassa il riferimento a modelli pop statunitensi ed estrae da quelle immagini nuovi significanti. Emblemi ideologici, come la tipica icona della moneta da mezzo dollaro, in quanto simbologie ancestrali, agiscono direttamente sull’inconscio collettivo. L’artista semplifica simboli e allegorie che appartengono alla storia, all’architettura e alla storia dell’arte. La sua pittura diviene estremamente sofisticata, eppure accessibile, perché ripropone, in chiave originale, immagini e segni che tutti, anche le persone esterne dal mondo dell’arte, riconoscono.
È, per l’appunto, questo, il caso dell’obelisco, che naturalmente rammenta quello di piazza del Popolo a Roma, luogo di ritrovo per artisti e intellettuali, soprattutto negli anni Sessanta. Era lì che Angeli si ritrovava con Schifano, Tano Festa e gli altri amici artisti, tanto da essere poi definiti come protagonisti della “Scuola di piazza del Popolo”. L’obelisco, riprodotto con linee rigorose e semplici, si fa strada nella composizione emergendo da un fondale dipinto con apparente caos. Ma anche lì si rintracciano stelle e altri simboli, perché d’altronde la pittura è lo spazio dell’immaginazione e del sogno, della memoria e della interpretazione della realtà.
L’obelisco presentato in questa sede, databile ai primi anni Ottanta, rappresenta al contrario la fase all’interno della carriera dell’artista, durante la quale Angeli dà più spazio al colore e al rigore geometrico, connotando ironicamente – la leggerezza è solo apparente – il profilo dell’obelisco, posto al centro della composizione con, a destra, la sagoma di un aeroplanino, e a sinistra, lo spicchio di una luna che si staglia su un perturbante cielo rosso porpora.
Anche questo lavoro mostra come Angeli prediliga avvalersi di simboli – metodologia comune al mondo pop – caricandoli di significati di carattere politico-militare rispetto agli oggetti-beni di consumo utilizzati dagli artisti americani o alle fantasie «povere» dei colleghi romani. Diversi smalti su carta di questo periodo testimoniano l’uso composto, insistentemente graficizzato, di profili che ricordano appena quei motivi, riassorbiti dal campo bianco del fondo e dal segno a volte compulsivo, ridotti progressivamente ad elementi grafici.