Project Description
Francesco Raffaele Santoro ( Cosenza 1844 – Roma 1927 ), Il Ponte Vecchio a Firenze
Olio su tela di cm 39 x 62, firmato ( FR Santoro ) in basso a sinistra. Sul retro iscrizione a matita con indicazioni relative al domicilio fiorentino ( Via de’ Cerretani 8 ) del pittore.
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Nell’Italia del XIX secolo diverse erano le famiglie di artisti distribuite sul territorio nazionale, vere e proprie botteghe dove di padre in figlio si tramandava il mestiere, dando continuità a talenti ed esperienze sviluppatesi nel corso degli anni, di generazione in generazione. In questo contesto si inseriscono i Santoro, prima a Fuscaldo e poi a Mongrassano nella provincia di Cosenza, una famiglia che aveva raccolto un discreto successo nel Mezzogiorno, sia in Calabria che a Napoli. Ne facevano parte in origine quattro fratelli: Giovan Battista, scultore e decoratore, Filinto, letterato, Baldassarre, cesellatore argentiere, Carlo, scultore ligneo, Consalvo, pioniere della fotografia. In questo ambiente familiare ricco di stimoli artistici e culturali si erano formati anche i nipoti: Francesco Raffaele e Rubens, rispettivamente figli di Giovan Battista e Carlo.
A differenza del cugino più anziano, più grande di quindici anni, l’autore di questo splendido scorcio fiorentino lega il suo nome, nel periodo della sua formazione, alla campagna romana e della Ciociaria, che ritrae nei suoi molteplici aspetti diventando ben presto un ricercato vedutista di quegli angoli pittoreschi.
Francesco Raffaele dimostra fin da subito di essere capace di cogliere gli aspetti veristi delle vedute che riporta su tela con velocità esecutiva ed efficacia espressiva: evidente risulta, guardando questa veduta di Ponte Vecchio, proveniente dalla Mark Murray Fine Art – importante galleria newyorkese – il talento del pittore calabrese nel conferire al paesaggio una sfumata plasticità che permette alla luce di distribuirsi delicatamente sugli edifici e sugli elementi naturali, senza mai creare bruschi contrasti, grazie all’osservazione diretta che Santoro fa della realtà, afferrata dal vero e en plein air, o attraverso l’ausilio delle prime riproduzioni fotografiche. Uno studio, quello della ricerca del vero, che aveva assorbito totalmente il nostro pittore a Roma dove, sin dal 1885, dopo un soggiorno in Inghilterra, ultima fase nel suo percorso di formazione, si era stabilito, aprendo uno studio in via San Basilio 13 e poi in via Sistina 123.
A Roma Francesco Raffaele mantiene un’intensa attività come autore di acquerelli, un genere molto apprezzato dai viaggiatori stranieri e dai collezionisti: entra così a far parte della Società degli Acquerellisti, creata nel 1875, sul modello della inglese Old Water Colour Society, da, fra gli altri, Ettore Roesler Franz, Nazareno Cipriani, Cesare Maccari, Vincenzo Cabianca, Pio Joris. Ne è anche prima consigliere, poi tesoriere fino a diventarne segretario e vice-presidente. La presenza nelle mostre capitoline è attestate con regolarità; espone alle Mostre degli Amatori e Cultori delle Belle Arti, praticamente ininterrottamente dal 1876 al 1926, e a quelle degli Acquerellisti nelle sale del Cafféhaus a palazzo Colonna in Santi Apostoli ( 1900 e 1902 ).