Project Description

Ferruccio Vecchi (Ravenna 1894 – Roma 1957), L’orchidea

Bronzo, cm 41 x 23 x 16, firmato e datato (1942 – XX) sulla base.

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Pubblicazioni

  • Ferruccio Vecchi Vorgestellt von Benito Mussolini : Endlich ein neuer Kunstausdruck! …, Roma 1941, p. 87 (con ill.)

 

 “La scultura è la più fondamentale, più immediata delle arti. Il fatto di creare propriamente detto lo ritengo uno stato di grazia all’infuori della volontà, più un atto della Fede che di coscienza.” Parole che condensano la poetica di Ferruccio Vecchi (1894 – 1959), futurista e compagno inseparabile di Marinetti, nonché capo carismatico dell’arditismo e ufficiale di collegamento fra Mussolini e D’Annunzio a Fiume. A soli 27 anni, ostracizzato dalla politica italiana nel processo di normalizzazione dell’arditismo, Vecchi decide di prendersi la sua rivincita in campo artistico. Prima come scrittore e drammaturgo, poi, dopo aver viaggiato all’estero (in Europa e negli Usa), come scultore del regime. Attraverso l’uso di proclami retorici e altisonanti, agli inizi degli anni Quaranta, si presenta come rifondatore di un’arte fascista, devota al suo condottiero, il dux Benito Mussolini: “L’impero balza nella mente del Duce” costituisce l’esempio più fulgido di una produzione che, seppur finalizzata a compiacere il regime, presenta caratteri di avanguardia ed originalità.

Ferruccio Vecchi

All’interno della sua produzione scultorea, di cui una summa fu presentata alla XXII Biennale di Venezia del 1940, spiccano i nudi, spesso oggetto di inquietanti e perturbanti chirurgie simboliche, create al fine di sancire il primato della fecondità: come in “Primavera – prima maternità”, in cui dal ventre di un essere androgino fuoriesce un fiore, e nell’opera qui presentata, realizzata in bronzo e datata 1942, “L’orchidea”, dove dal corpo della giovane germoglia il fiore sacro, le cui proprietà sono ritenute dalla credenza popolare, sin dall’antichità, rimedio proprio contro l’infertilità maschile e femminile. La scultura è il frutto di un sincretismo spirituale che porterà Vecchi a convertirsi al cattolicesimo dopo una vita di scritti anticlericali animati da una neopaganesimo di matrice fascista, ultima piroetta trasformista di una biografia piena di contraddizioni e di adattamenti culturali alle radicale trasformazioni dell’Italia postbellica.