Project Description

Federico Melis (Bosa 1891 – Urbania 1969), Ragazza di Oliena

Mattonella, terracotta dipinta e invetriata di cm 20 x 20 con sigillo recante firma (Melis-Sardegna) sul retro.

 

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Formatosi alla scuola di Francesco Ciusa, già nei primi anni Venti, Federico Melis guadagna un posto di rilievo nella storia della grande tradizione ceramica sarda, giungendo alla realizzazione della cottura a caldo dei pezzi, tecnica che sperimenta in un forno ad Assemini. È l’artista stesso a ricordare, in occasione della seconda Mostra sindacale d’Arte, nel 1931, le sue lunghe fatiche, prima di ottenere il risultato desiderato: “Se ho perduto dieci anni per studiare la tecnica della ceramica (imparino i giovanissimi!), l’ho fatto per impadronirmi della materia in modo da renderla docile e ubbidiente alle mie possibilità spirituali”.

Particolarmente curate nella forma, sintetica e stilizzata, e caratterizzate da sobrietà cromatica corrispondente all’imperante gusto Déco dell’epoca, le ceramiche di Federico Melis, ispirate ad un esclusivo regionalismo, si pongono come tappe fondamentali per il percorso dell’arte sarda nel XX secolo. L’intento di nobilitare il folklore dell’isola era il principale motivo ispiratore per lui, anche quando nel 1932 si trasferì a Roma, dove aprì un laboratorio in collaborazione con il fratello Melkiorre.

Federico Melis

La Sardegna trova nella produzione di Melis una nuova forma di espressione artistica che ne esalta la varietà di miti e racconti: donne mistiche raccolte in preghiera, cavalieri e guerrieri con lo scettro in pugno su fantastici cavalli, figure di spose nei loro costumi di broccati e oro, fanciulle di Barbagia. Storia e leggenda si fondono nel repertorio iconografico ideato dal maestro di Bosa, il quale ebbe il merito di individuare un filone allora vergine e oggi attualissimo, il soggetto fenicio nella scultura sarda e di ampliare decisamente la gamma di soluzioni tipologiche delle figure femminili locali, aggiungendo, tra le altre, alla galleria di modelli preesistenti, la sulcitana, l’olianese e soprattutto la donna di Ollolai sulla quale improntò il suo capolavoro del periodo sardo, “La Sposa antica”, eseguita nel 1930. Proprio a questo modello iconografico può essere ricondotto con ogni probabilità il profilo deciso di questa donna con il classico copricapo scuro arricchito da un motivo decorativo floreale di un giallo intenso che si staglia nettamente sui valori cromatici di questa mattonella caratterizzata dal fondo monocromo azzurro terso.