Project Description

Fausto Pirandello (Roma 1899 – 1975), I reduci

Tecnica mista su carta di cm 28 x 22 montata su tela grezza firmata (Pirandello) in basso a sinistra. Sul retro, autentica rilasciata da Pierluigi Pirandello il 20/12/1979.

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“Questi straziati personaggi portano in giro la loro forma disumana. Non sono uomini né donne malgrado le più crudeli accentuazioni, ma figure d’altri pianeti su una creta scabra e arida sotto grigi cieli, senza nubi; dove persino i temporali non somigliano a quelli di questa terra”: con queste parole Renato Guttuso recensiva, all’inizio degli anni Quaranta, sulle pagine della rivista «Primato», le prime opere, realizzate da Fausto Pirandello, dedicate al tema dei Bagnanti, soggetto che segnerà l’intero suo percorso artistico, a partire dal 1925, quando alla III Biennale romana esordisce con un’opera dedicata proprio ad analogo tema.

Un’ossessione dalla quale il pittore, figlio del celeberrimo scrittore agrigentino, non riuscì mai a distaccarsi, come spiega Fabio Benzi nel catalogo del 2010 dedicato proprio alla produzione artistica di Pirandello avente come soggetto questa tipologia di figure: «Il tema dei “bagnanti” fu certamente tra i più interessanti frequentati da Fausto Pirandello, fino al punto da renderlo uno dei caratteri maggiormente identificativi della sua pittura: si tratta di gruppi di uomini e donne ignudi, disposti in composizioni seriali sulla battigia, esposti inizialmente in una luce grigia e cinerea, ma poi a partire dagli anni Cinquanta accesi da colori più puri e brillanti

[…] Il pastello permise all’artista una freschezza e una varietà disincantata di forme e di effetti che trovò nei Bagnanti quasi l’unica ed esclusiva forma esistenziale che lo soddisfacesse, metafora del contrasto di vita e di morte (…) in cui l’uomo-bagnante è come foglia portata dal vento e seccata dal sole».

Fausto Pirandello

Analoga precarietà avvolge l’opera qui presentata, nella quale Pirandello sceglie di rappresentare la quotidianità dimessa della vita avvalendosi di un realismo essenziale e disadorno che stravolge la tradizionale “bellezza delle forme” per sostituirvi “la disarmonia dei corpi”. Qui, i reduci dalla guerra prendono il posto del più classico tema delle bagnanti pirandelliane, caratterizzati, così come vengono ritratti in questa opera dall’accentuato pathos espressivo, da nudità convulse: le figure sembrano contrarsi disperate, quasi potessero – liberandosi delle ferite riportate – svertirsi anche del peso dei rimorsi e della vita che è loro toccata in sorte: I nudi si gonfiano e si torcono in uno spazio afono e tumultuoso, sotto una luce chiarissima, orizzonte di speranza filtrato da un cielo plumbeo.