Project Description
Enrico Castellani (Castelmassa 1930 – Celleno 2017), Superficie rosso argento blu
Acrilico su carta estroflessa di cm 23 x 30, 5 firmata (E. Castellani) in basso a destra.
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Laureatosi in Belgio nel 1956 presso l’Ecole Nationale Superieure, Enrico Castellani si trasferisce alla fine degli anni Cinquanta in quella Milano fortemente influenzata dalla personalità e dall’opera di Lucio Fontana, ed è proprio nella città meneghina che stringe amicizia con Piero Manzoni. Pur avendo caratteri diametralmente opposti – Manzoni più estroverso e giocoso, Castellani più introverso e riflessivo -, i due artisti condividono esperienze di carattere informale, successivamente abbandonate con la fondazione, nel 1959, della rivista Azimuth e con la frequentazione dell’omonima galleria, dove troveranno spazio ideologico e concreto le nuove consapevolezze dello stesso Castellani, condivise anche da altri nomi tra cui Agostino Bonalumi.
Con Azimuth si attua l’azzeramento delle esperienze artistiche precedenti a favore di un nuovo concetto di arte basato su opere monocrome modificate da estroflessioni tramite chiodi, centine e sagome di legno o metallo inserite dietro la tela, in modo da suggerire effetti di luce ed ombra che creano tensioni, pause e ritmi su rigorosi schemi geometrici.
La prima estroflessione di Enrico Castellani, “Superficie nera a rilievo”, risale proprio al 1959, e da allora l’artista ha sempre continuato un discorso di estrema purezza del mezzo artistico, riuscendo, tramite una costante metodologia, a trovare sempre soluzioni inedite ed originali. Se inizialmente i punti di estroflessione tendevano a ripartirsi quasi esclusivamente su linee parallele o ortogonali, con il passare degli anni essi si sono moltiplicati, distribuendosi maggiormente sulla tela, dando alle opere un aspetto ritmico sempre più veloce e variato.
Proprio da questa distribuzione armonica ritmica e variata è caratterizzato questo acrilico, datato 2015, fra gli ultimi a essere stato realizzato dal maestro, come mostra la foto qui riprodotta. Questo straordinario lavoro si colloca infatti proprio all’interno del corpus di estroflessioni su carta, a torto troppo a lungo considerate opere minori, ma che invece, abbracciando un arco temporale che va dagli anni Sessanta fino alla fine dei Novanta, rappresentano un filone fondamentale nell’esperienza artistica di Castellani. Non studi preparatori o meri esercizi di stile, infatti, ma vere e proprie opere d’arte, che condividono con le sue tele – contese oggi dai più grandi mercanti d’arte e collezionisti del mondo – lo stesso tratto distintivo: meticolosi disegni geometrici sbalzati fuori dalla carta con un’accurata opera di punzonatura, qui, peraltro, distribuiti su una superficie sfumata utilizzando ben tre tinte cromatiche diverse.