Project Description

Edoardo Dalbono ( Napoli 1841 – 1915 ), Farfalle.

Dipinto a tempera su tavola di cartone di cm 15 x 12 firmato in basso a destra.

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“Lucidezza di turchesia. Sono come sogni di luce di giovinezza, sono come incantesimi viventi. Senso pieno e giocondo della vita. Tutta una pittura diafana, quasi vitrea, eseguita con una vivacità di grazia felice”. Con queste parole cariche di ammirazione e stupore Gabriele D’Annunzio definiva la pittura di Edoardo Dalbono, figlio del critico d’arte e letterato Carlo Tito e nipote dello storico Cesare, direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli dal 1861 al 1878, un artista che ebbe la possibilità di tenersi aggiornato costantemente sulle soluzioni stilistiche elaborate nel suo tempo.

La pittura di Dalbono, “verità e favola ad un tempo” ( De Zerbi, 1877 ) trova in queste Farfalle un esempio fulgido della sua capacità di dare corpo e materia a invenzioni che provengono da una dimensione onirica, dove fantasia e dato naturale si incontrano in accostamenti cromatici arditi e smaltati. È lo stesso Dalbono ad aver descritto il suo procedimento creativo: “Dal vero si devono studiare per molti anni tutti gli elementi necessari, uno a uno, tutte le forme, tutte le luci…E dopo, dopo soltanto, si può cominciare a pittare come suggeriscono la fantasia, la poesia, il sogno, a mano libera, via, via, senza paura, francamente, sinceramente, inventando secondo le regole della natura e secondo l’ispirazione della fantasia…”.

Edoardo-Dalbono

Questo modus operandi viene felicemente adoperato dal pittore napoletano in questa tempera che riprende pedissequamente il motivo decorativo utilizzato dal maestro partenopeo nello straordinario ventaglio intitolato “Profumi di primavera” – presentato alla mostra nazionale di Torino nel 1880 -, opera nella quale l’estro dalboniano si concretizza nella fantastica invenzione della fanciulla adagiata su una nuvola trainata da farfalle, ritratte nella stessa disposizione nella quale appaiono nell’opera presentata in questa sede.

L’esperienza torinese, intrapresa in seguito al soggiorno parigino, durante il quale, grazie alla mediazione di De Nittis, era entrato in contatto con il mercante parigino Goupil, sancì la definitiva affermazione a livello nazionale della scuola napoletana che aveva nella tavolozza smagliante e vivace la sua sigla distintiva e all’interno della quale si distinguevano principalmente le due “meteore sfolgoranti” di Michetti e Dalbono.