Project Description
Donato Frisia ( Merate 1883 – 1953 ), Bambini al mare
Olio su tela incollata su cartone di cm 35 x 45 firmato in basso a destra.
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«Vorrei fare un quadro con l’originalità di Giotto e la sua ingenuità naturale. Lo vorrei dipingere in un attimo di vita, come il Tintoretto. Lo vorrei pestare in profondità, come in Tiziano è il colore. E ci vorrei mettere tutto il languore e la tenerezza e la finezza di accarezzare la linea del Canova»: questa sintetica dichiarazione di poetica di Donato Frisia, contenuta in un suo quaderno di appunti, zibaldone del suo mestiere di pittore, contiene tutte le cifre stilistiche, tipiche del suo fare pittorico, che ritroviamo nell’opera qui presentata.
A cominciare da un’”originalità” che, scompaginando le regole dell’impressionismo lombardo, al quale il nostro aderì mantenendo intatta la sua personale “weltanschauung”, trova nell’invenzione del soggetto di questo dipinto un tema straordinariamente fresco e vivace: addentratesi nel mare, due coppie di bambini, la prima in primo piano con un piccolo veliero, la seconda, ritratta sullo sfondo, in cammino verso la battigia, sollevando scrosci schiumosi d’acqua, giocano fra le onde increspate in un momento di assoluta spensieratezza. È, per l’appunto, riprendendo le sue stesse parole, “un attimo di vita”, quello rappresentato dalla tavolozza di Frisia: l’attimo delle prime scoperte, dei primi giochi, delle prime amicizie, delle prime gioiose interazioni con la natura, durante un periodo di villeggiatura estiva, nell’afa di agosto, nel solleone di mezzogiorno, che si specchia, con rapidi tocchi di pennello, nella distesa d’acqua leggermente mossa dal vento. Infine la tenerezza, elemento centrale in questa composizione, che ammanta l’intera costruzione formale del dipinto, dall’incedere mano per la mano della coppia di bambini sullo sfondo, allo sguardo del piccolo che si appresta a spingere il veliero, pronto ad attraversare mari ben più avvincenti, come quelli della fantasia infantile, sotto gli occhi del fanciullo biondo che ritratto di spalle, funge da “respingente prospettico”, garantendo la giusta profondità al digradare dei piani prospettici.
È questa un’opera dove, come ha scritto Raffaele de Grada ( 1906 ), emerge «la tecnica abbreviata di Frisia, il quale, rispetto agli ottocentisti lombardi, ha vinto con la solidità del contorno, con l’abolizione dello sfumato, e soprattutto con un colore vivo, fatto di chiazze giustapposte ma formato in tutta la sua interezza».