Project Description
Corrado Cagli (Ancona 1910 – Roma 1976), Senza titolo
Pastelli cerosi su carta di cm 25 x 27 firmato (Cagli) e datato 55 in basso a sinistra. Si ringrazia l’archivio Cagli per parere positivo sull’autenticità dell’opera.
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«Le cose, cioè, e le idee e le soluzioni stilistiche – la natura e la cultura – sono un unico campo di indagine e di scoperta, le forme totali su cui deve agire la personalità creativa dell’artista. Ed è questa, in definitiva, che le condiziona e trasfigura e reinventa. Il disegno di Cagli è nitido come chiara è la sua conoscenza e coscienza del modo di agire sulle forme, di impadronirsene quali elementi di comunicazione del proprio rovello intellettuale e sentimentale. È una lingua semplice e assoluta, un discorso illuministico, parco di aggettivi, tutto di parole pregnanti: definizioni scattanti che implicano una straordinaria complessità di riferimenti filologici e empirici, culturali e intuitivi. Ha la perfetta purezza dei dettati umanistici, che non chiudono dogmaticamente gli aspetti della vita in affermazioni accademiche, ma che rivelano, a volta a volta, con estrema perspicuità, tutti i dati di una conoscenza lucida del vero, intesi come tappe e spunti di una inesauribile operazione di indagine, sempre aperta. Ha la bellezza misteriosa dello specchio, la magia inquietante, eppur razionalizzabile, di uno schermo prismatico.»
Con queste parole, Franco Russoli sintetizzava la ricerca artistica di Corrado Cagli, figura centrale per le tendenze astratte che caratterizzarono le tendenze estetiche del secondo Dopoguerra, elaborando opere di grande originalità e teorizzando un prolungamento del “primordio” che influenzò ad esempio la svolta astratta di Capogrossi.
Proprio uno “schermo prismatico”, immagine utilizzata da Russoli per definire il magico razionalismo del Cagli astrattista, costituisce il noumeno della composizione qui presentata, eseguita dal pittore marchigiano nella seconda metà degli anni Cinquanta, nella quale le immagini della campagna marchigiana, proiettata in una visione naif, lasciano intuire la presenza dell’uomo con le sole tracce del suo passaggio: l’aratura, gli abitacoli abbandonati, la policromatica appezzatura del terreno. Il vivace eclettismo di Cagli che si squaderna a cavallo proprio degli anni Sessanta è testimoniato dalle numerose esposizioni che attraversano il decennio. Numerosi in Italia, più di 30, gli eventi che – con mostre personali o collettive – rendono omaggio ai diversi campi di interesse dell’artista il cui nome, noto in Europa (mostre a Parigi, Liverpool, Dublino, Helsinki, Stoccolma, Copenaghen, Oslo, Amburgo, Monaco, Atene) ormai risuona nei più lontani punti della terra (Teheran, Tokio, Algeri, Sidney, New York). La partecipazione alla XXXII Biennale di Venezia del 1964, in cui è presente con una sala personale, contribuisce inoltre a farlo conoscere al grande pubblico, consacrandone il successo internazionale.