Project Description

Cesare Tacchi (Roma 1940-2014), Con banda rossa

Olio su carta di cm 67 x 96 firmato (Cesare Tacchi), intitolato, situato (Roma) e datato (1963) sul retro, e datato (63) e intitolato in basso a destra. L’opera è in corso di archiviazione presso l’archivio Cesare Tacchi, curato da Gaia Lisa Tacchi.

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Il 1962 per Cesare Tacchi è un anno di grandi cambiamenti, quello forse in cui acquista la coscienza di aver trovato la sua strada. Scrive con entusiasmo su un’agenda nelle pagine corrispondenti all’agosto del 1962: “nei primi mesi del 1962 cominciai a disegnare le prime carte. Erano delle macchine da corsa (…) cominciai a scoprire un mondo, una realtà più fisica più concreta (…) un mondo pulsante (…) ho cominciato a vedere, a percepire in modo nuovo il mondo”. L’artista si riferisce a una serie di disegni nei quali compaiono macchine da corsa e altri elementi presenti nelle piste automobilistiche, come la bandiera a scacchi neri e bianchi che il commissario di gara sventola al traguardo o le scritte che segnalano le zone di rifornimento della benzina. Dato rilevante di questa serie di lavori è che si tratta sempre di particolari. Sul particolare, come è noto, lavorano a partire da questo periodo e ognuno in maniera diversa, altri artisti romani, da Mario Schifano a Tano Festa, da Sergio Lombardo a Renato Mambor.

Cesare Tacchi

Delle macchine da corsa ultramoderne le cui forme e superfici sono eccezionalmente levigate e aerodinamiche, Tacchi coglie una porzione nella quale il design della vettura già essenziale, è sintetizzato in campiture piatte di colore: soprattutto rosso, verde e nero (il nero degli pneumatici, il rosso e il verde delle lamiere). Alla passione per le corse automobilistiche lo ha portato suo fratello Claudio, di poco più grande di lui, orafo di professione che quando può acquista macchine, talvolta prototipi come quello all’interno del quale compare Tacchi in una foto databile al 1964. Le immagini da cui trae i disegni sono quelle ritagliate dai giornali e dalle riviste- “Quattroruote” esce dal 1956 – tant’è che la sua stanza è “piena di riviste di automobili”.

Nel foglio qui presentato si possono intuire alcune tappe del suo processo: ripreso probabilmente da una fotografia, disegna a matita, inscritto in un quadrato, l’abitacolo di una macchina e con un rettangolo rosso ne circoscrive un particolare, ponendone in evidenza la scocca fiammante.