Project Description

Carla Celesia di Vegliasco (Firenze 1868 – Collesalvetti 1939), Acqua e sole

Olio su tela di cm 135 x 180 firmato (C Celesia) in basso a destra.

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Esposizioni

  • X Biennale di Venezia, 1912
  • II Esposizione internazionale femminile di Belle Arti (Torino, Palazzo Stabile del Valentino, 22 maggio – 17 luglio 1913)

Pubblicazioni

  • Carla Lavelli Celesia, Pensieri, scritti, discorsi, opere di Carla Celesia, baronessa di Vegliasco, in Lavelli de Capitani, a cura di Gino Lavelli De Capitani, presentazione di Ettore Cozzani, Milano, Alfieri e Lacroix, 1942, tav. n. 47.
  • Francesca Cagianelli, Carla Celesia di Vegliasco, Nicla Spinella Capua, Carla Celesia di Vegliasco e il Camposanto di Pisa. Le decorazioni inedite della Villa “Il Poggio” a Collesalvetti (1924), Debatte, Livorno, 2002, pp. 68 – 69.
  • Francesca Cagianelli, Nicla Spinella Capua, Carla Celesia di Vegliasco protagonista del simbolismo toscano (1868-1939), Debatte, Livorno, 2003, pp. 96 – 97.

Fiorentina di nascita e di formazione lombarda, Carla Celesia di Vegliasco, la signora del simbolismo toscano, nella sua villa di Collesalvetti aveva dato vita ad un grande salotto, tra i più prestigiosi dell’epoca, al quale partecipavano regolarmente artisti come Pietro D’Achiardi, i fratelli Tommasi e Luigi e Francesco Gioli. Formatasi all’Accademia libera di pittura di Filippo Carcano, fin dai primi del’900 Carla mostra una grande attrazione per il linguaggio simbolista per poi finire per aderire, con la sua monumentale opera pittorica colligiana negli interni di Villa Il Poggio, a quel culto dei Primitivi che molti altri artisti di Pisa, tra Ottocento e Novecento, andavano maturando, con l’insegnamento di Nino Costa e con l’impegno storico critico di Igino Benvenuto Supino, Antony de Witt, Pietro D’Achiardi per arrivare a Spartaco Carlini e Alberto Magri. Il suo è comunque un simbolismo sui generis che non dimentica la tradizione toscana. Un’arte simbolica, da una parte studio del vero e dall’altra copia dell’antico e dell’arte sacra. Un binomio ineludibile per chi come Celesia segue fin dai primi del Novecento il sogno di una nuova estetica.

Carla Celesia di Vegliasco

La pittrice baronessa finirà con l’imporsi nel 1912 con opere caratterizzate da una frequentazione del vero filtrata da stati d’animo di estrema vibrazione emotiva, presentandosi alla Biennale di Venezia nel 1912 con il dipinto qui presentato, apprezzato da Contaldi “pel soggetto, per la concezione”, nonché per gli acrobatici effetti luminosi. Il dipinto costituisce il vertice secessionista nell’ambito della produzione dell’artista, la cui genesi scandita da diversi studi di nudi maschili si rinviene fra le righe dell’epistolario. Il dipinto fu premiato con l’unica medaglia d’oro assegnata nell’ambito della sezione milanese all’interno della II Esposizione Internazionale Femminile di Belle Arti, tenutasi a Torino, nel Palazzo Stabile del Valentino, dal 22 maggio al 17 luglio 1913.