Project Description

Carla Accardi (Trapani 1924 – Roma 2014), Esplosione

Tecnica mista su carta firmato (Accardi) e datato (83) in basso a destra, inscritta in cornice dipinta di cm 70×87, con autentica rilasciata dall’Archivio Accardi SanFilippo di Roma.

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Il nome di Carla Accardi rientra oggi a pieno titolo tra quelli dei più rappresentativi artisti del secondo dopoguerra italiano, evocando altresì il suo ruolo di alfiere dell’astrattismo e pioniera del femminismo. Fortemente dotata di gusto artistico, dopo i corsi all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Firenze, nel 1946, si trasferisce a Roma dove, frequentando gli studi di via Margutta, conosce molti giovani e promettenti artisti e stabilisce con loro rapporti di amicizia e di lavoro. Nel 1947 aderisce al Formalismo e firma, con gli amici Consagra, Attardi, Dorazio, Guerrini, Perilli, Turcato e con Sanfilippo, che sposerà nel 1949, il manifesto del Gruppo Forma 1, gruppo di avanguardia di ispirazione marxista.

Partecipa a numerose collettive, sia in Italia che all’estero, e tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Numero di Firenze, seguita nel ’50 da quella alla Galleria Libreria Age d’Or di Roma, presentata da Turcato.

Dopo aver scoperto ed essere rimasta affascinata dalla scomposizione cubista, l’artista – sempre più decisa a cercare la sua strada – approda alla poetica del segno che la porterà a realizzare opere sempre più riconoscibili e uniche. Crea infatti un universo tutto suo, fatto di segni che si intrecciano, si allontanano e si abbracciano, diventando misteriose scritture astratte e bidimensionali che annullano la distanza tra il fondo e il segno.

Dipinge dall’alto in basso, prima sui fogli, poi sulla tela, sistemati per terra. Le fotografie che la ritraggono all’opera, la immortalano spesso a terra o su un tavolo ma mai al cavalletto, che per lei non esiste. Lei cerca la libertà e i suoi segni devono “sentirsi” liberi di espandersi senza limiti, senza costrizioni spaziali.

Dalla fine degli anni Settanta la ricerca di fluidità con l’ambiente circostante, l’andare oltre il limite della tela, trova espressione in alcune opere dove il colore ingloba cornici e telai di varia sagomatura. È il caso di questa deflagrazione, sorta di reattore atomico cromatico che, partendo dal centro della composizione, si spande fino a invadere la cornice, violando così i confini tradizionali della pratica pittorica, dando una ennesima prova della libertà come fondamento creativo capace di attraversare l’intera ricerca condotta, negli anni, dalla Accardi.