Project Description
Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947), Il pittore
Terracotta, esemplare unico, cm 42 x 29 x 18 firmata (Martini) sulla base, datata 1938.
INFO: per avere maggiori informazioni
Pubblicazioni
- Bontempelli, Arturo Martini, Milano 1939, Tav. XXXIII
- Franchi, Arturo Martini, Firenze 1949 (rist. 1951 e 1954), fig. 43
- Perocco (a cura di), Arturo Martini. Catalogo delle sculture e delle ceramiche, Neri Pozza editore, Vicenza 1966, no. 379 con ill.
- Vianello, N. Stringa, C. Gian Ferrari, Arturo Martini. Catalogo ragionato delle sculture, Neri Pozza editore, Vicenza 1998, no. 465 con ill.
Narratore per immagini, Arturo Martini fu incaricato nel 1937 di scolpire l’altorilievo per il palazzo di Giustizia di Milano (architetto M. Piacentini), sul tema della Giustizia corporativa, da affiancare alla Giustizia biblica e alla Giustizia romana, rispettivamente di Arturo Dazzi e Romano Romanelli. Lo scultore trevigiano affrontò il soggetto – arduo e con insidiosi risvolti di attualità – con la consueta libertà iconografica e tecnica: il marmo di Carrara fu piegato a un uso pittorico, con effetti di luce diversa nelle superfici ora sbozzate ora levigate, mentre il tema celebrativo si trasformò in metafora della civiltà: la giustizia sovrintende alla convivenza sociale e armonizza le relazioni umane, alla base delle quali stanno la famiglia e le opere di carità. Il rilievo, che inaugurava la lunga collaborazione di Moretti con la ditta Nicoli di Carrara, fu collocato nel palazzo nel settembre 1938. La fatica carrarese valse al Martini una grave forma di sciatica, che lo costrinse a una lunga convalescenza trascorsa a Burano: fu allora che egli si accostò alla pittura, sperando in una nuova, e forse più facile, carriera.
Nel momento in cui Martini comincia a pensare alla pittura come via d’uscita dalla scultura monumentale, compaiono anche una serie di opere dedicate ai pittori e alla pittura, come questo “ritratto-caricatura” (forse identificabile con Arturo Tosi), in cui l’artista è colto in un momento di pittura en plein air, la tela appoggiata ad un tronco d’albero, nell’atto di trasferire sul quadro l’immediatezza della natura, con uno scatto e un atto tipici del più tradizionale e stereotipo concetto del pittore. Interessa il fatto compositivo in sé, con i richiami delle gambe e braccia divaricate e parallele e l’equilibrio precario del tutto. Proprio dal 1938, anno di esecuzione della scultura qui presentata il Martini si indirizzò alla pittura con crescenti aspettative: data al febbraio 1940, nelle sale della galleria milanese Barbaroux, la sua prima mostra di pittura, accolta con interesse e buon successo di vendite.