Project Description

Antonio Corpora (Tunisi 1909 – Roma 2004), Mare e alghe a Capri

Acrilico su tela di cm 65 x 55 firmato (Corpora) in basso a destra e autenticato sul retro del pittore (Roma, Giugno 1989).

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«Ritrovata infine la dimenticata natura, ricompaiono le coordinate di spazio e di tempo: memoria dello spazio e sentimento del tempo, dice Corpora, ma anche, si potrebbe dire in termini bergsoniani, materia e colore come sentimento e memoria. Così questa pittura…scopre che l’orizzonte non è la linea di confine ma l’infinità dello spazio, è orizzonte il primo piano come il più lontano. Tutto lo spazio orizzonte non è che una somma di strati diafani e palpitanti, lacerati talvolta come ragnatele e pieni di grumi galleggianti, dove la luce alle volte s’ingorga e sprofonda, altrove s’ingorga e risplende…Anche il precetto impressionista del quadro che si discerne solo da una certa distanza è revocato in dubbio: l’immagine paesistica invita, ma quanto più ci si avvicina tanto più i segni colorati cessano di parere erbe e fiori e scoprono la loro vera sostanza, il colore. Si sa che la natura è illusione (o utopia), siamo noi a farla e disfarla con le nostre mani. Come tutte le illusioni si dà e subito si nega, delude. Ma l’immagine non è un’ipotesi verificabile, è vera nella sua realtà d’immagine, e non per questo le sono vietate le soglie della coscienza e del pensiero. La notte e la morte della coscienza sarebbe l’arresto dell’immaginazione, sarebbe eclisse della natura e fine della vita. Come lezione ai contemporanei, non è intempestiva». Questa articolata nota critica di Argan, scritta in occasione di una personale di Corpora dal titolo “Linea dell’orizzonte”, focalizza opportunatamente l’attenzione sui due vettori principali della pittura di uno dei maggiori interpreti dell’astrattismo internazionale, ovvero la luce e il colore.

Antonio Corpora

Due elementi primari che ritornano nell’opera qui presentata, eseguita da Corpora alla fine degli anni Ottanta, in una fase particolarmente importante della sua carriera artistica. La scomposizione neo-cubista si fonde con una ricerca dei valori cromatici, andando a disegnare sulla tela prismi rifrangenti, ragnatele di luce che evocano le cangianti cromie dello specchio marino caprese, con i suoi accenti luminosi e le vibranti compenetrazioni di sfumature cobalte e perlacee. L’opera si inserisce in quel periodo della attività artistica di Corpora, nella quale, sostenuto da critici quali Pierre Restany e Cesare Vivaldi, la sua pittura acquista una grande libertà espressiva, che fa uso anche di tecniche innovative, come quella che Corpora stesso chiama “murale”, ed il “dripping”.

Gli anni Ottanta rappresentano un momento di grande affermazione per il pittore: il decennio si apre infatti con una personale alla Bayerische Staatsgemaldesammlung a Monaco di Baviera nel 1981, che presenta 20 grandi nuove tele. Nel 1987 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma gli dedica una mostra retrospettiva, seguita l’anno dopo dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. In quegli anni, e nei successivi, Corpora non cessa la sua attività e continua a dipingere, lavorando in particolare sulla tecnica dell’acquarello.