Project Description
Amedeo Bocchi (Parma 1883 – 1976), Meriggio a Villa Strohl-Fern
Olio su tela di cm 40 x 49, firmato (Amedeo Bocchi), locato (Roma) e datato (1931) in basso a destra.
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I dipinti di Amedeo Bocchi raccontano un’Italia fatta di piccoli momenti di vita quotidiana, la fatica della vita dei campi, i paesaggi smaglianti di un Paese che non c’è più. Protagoniste delle sue tele sono poi la famiglia, i mille ritratti alla figlia Bianca scomparsa prematuramente e alle due mogli, Rita e Niccolina, oppure le scene di donne borghesi, ritratte con grandi cappelli, abiti lunghi e lussuosi e alla costante ricerca di sé, come in uno dei tre dipinti eseguiti dal pittore parmense presentati in questa sezione, avente come protagonista la figura nobile e austera di una elegante signora romana, il cui profilo imponente si staglia sul panorama di Roma dominato dalla cupola di San Pietro.
Animatore, soprattutto dagli anni venti, della cultura artistica italiana, presente alla Biennale di Venezia dal 1910 e autore fin dai primi decenni del secolo di opere e cicli di eccezionale rilievo, per la qualità intrinseca e per la partecipazione aggiornata e originale al contesto europeo, l’artista, seppur apprezzato e studiato da importanti critici e studiosi, non ha ancora il posto che gli compete nella storiografia di quel periodo.
Nato a Parma nel 1883, Bocchi si trasferisce presto a Roma, dove approda fin dal 1902, ragazzo, per frequentarvi la Scuola del nudo dell’Accademia di Belle Arti e per restarvi fino alla morte, nel 1976, nella casa studio in Villa Strohl-Fern, nel parco di Villa Borghese, assegnatagli, come ad altri artisti di grande nome, nel 1915. Proprio uno scorcio di Villa Strohl-Fern fa da teatro al vaporoso meriggio romano eseguito dall’artista nel secondo dipinto di Bocchi presentato in questa sede.
Sin dai primi anni del Novecento Villa Borghese divenne il suo spazio privilegiato, riservato e protetto, ma anche nel cuore di una città viva e pulsante, che lo stimolò e nutrì, offrendogli importanti occasioni professionali, che si aggiunsero a quelle, numerose, che gli vennero da istituzioni e collezionisti di altre regioni, a cominciare proprio dalla natia Parma e dalla vicina Piacenza, dove Bocchi trovò un intelligente e aperto mecenate, Giuseppe Ricci Oddi, che gli acquistò alcuni maggiori lavori, ancora conservati nel museo piacentino fondato dal collezionista e da lui donato alla sua città. Fra gli artisti con il quale Bocchi trovò un’intesa particolare figura Latino Barilli, parmense come lui, con il quale nel 1911 ricostruisce la Sala d’Oro del Castello di Torrechiara per l’Esposizione Etnografica di Roma. Proprio a Barilli, immortalato in un profilo costruito con sagaci colpi di luce, è dedicato il ritratto presentato in questa sede, ultimo dei tre dipinti di Bocchi presentati in questa sezione.