Project Description
Alessio Issupoff (Roma 1889 – 1957), La necropoli di Shah-i-Zinda a Samarcanda
Olio su tavola di cm 39 x 48 firmato in cirillico in basso a sinistra. Sul retro, datazione (1921) e indicazione geografica (Turkestan, Russia).
INFO: per avere maggiori informazioni
La Shah-i-Zinda (“Il re vivente”) di Samarcanda è una antica necropoli monumentale, costruita a partire dal IX secolo e impiegata fino al XIV secolo e, in misura minore, durante l’Ottocento. Prende il nome dalla leggenda secondo la quale vi fu sepolto, nel VII secolo circa, Kusam ibn Abbas, cugino del Profeta Maometto e predicatore della legge di Allah. Composto di oltre venti edifici che ricordano l’architettura del Registan e delle sue madrase, il complesso di Shah-i-Zinda si divide sostanzialmente in tre grandi parti, connesse tra loro da passaggi a quattro arcate, chiamati in lingua locale “chartak”, mentre l’accesso principale, il Darvazakhana (o Primo Chartak) risale solo al 1434-1435, e ha caratteristiche di monumentalità arricchite dai marmi e dai mosaici policromi. Proprio questa antica necropoli è la protagonista del dipinto presentato in questa sede, eseguito dal pittore russo Aleksej Vladimirovic Isupov (1889-1957), noto col nome italianizzato di Alessio Issupoff.
Originario di Vjatka, nella Russia settentrionale, ma formatosi alla Scuola di Pittura, Scultura e Architettura di Mosca sotto la guida dei padri della pittura nazionale russa Valentin Serov e Konstantin Korovin, Issupoff predilige una pittura paesaggistica, che solo negli anni della maturità si aprirà anche ai ritratti. Gli accesi cromatismi e le evanescenze di luce, cifre stilistiche della pennellata di Issupoff riscontrabili anche in questo dipinto, ne suggeriscono la vicinanza a quel naturalismo-impressionismo russo di derivazione francese cui facevano capo nomi come Isaak Levitan, Valentin Serov e Filipp Maliavine.
Nell’autunno del 1915 Issupoff riceve la chiamata alle armi ed entra in un reggimento siberiano che si installa nel Turkestan. I costumi orientali, conosciuti durante il periodo militare, lo affascinano moltissimo. Una volta congedato, partecipa all’apertura di una scuola di pittura e di scultura con altri ex soldati, assumendo il ruolo di direttore della sezione di Figura. Ciò però lo distoglie dalla sua attività pittorica; decide quindi di abbandonare l’incarico e di recarsi a Samarcanda per vedere e dipingere la città dalle bellissime moschee, ricca di monumenti e abitata da una popolazione pittoresca. Il dipinto qui presentato restituisce tutta la magia e l’incanto scaturito dall’incontro del pittore con l’architettura moresca della mitica cittadina uzbeka. Gli anni passati a Samarcanda lasciano una traccia profonda nello spirito e nell’arte di Issupoff. Nella sua fervida immaginazione di artista rimangono i ricordi della bellissima città e gli straordinari effetti luministici sperimentati in terra orientale. Nel 1921 rientra a Mosca: nello stesso anno dipinge questa raffigurazione fantasmagorica della necropoli di Shah-i-Zinda di Samarcanda. L’attrazione esercitata sul pittore da questo importante sito archeologico è dimostrata anche da un secondo dipinto che lo raffigura, venduto all’asta nel 2015 da Macdougall nella vendita londinese del 3 giugno.