Project Description
Alberto Pasini (Busseto, 1826 – Cavoretto, 1899), Caffè con portici a Beicos, Costantinopoli
Olio su tela di cm 28 x 37,5 firmato (A Pasini) e datato (1869) in basso a sinistra. Sul retro, cartiglio contenente la seguente indicazione “Caffe con portici a Beicos, Costantinopoli”.
INFO: per avere maggiori informazioni
Pubblicazioni
- Catalogo Galleria Centrale d’Arte, Milano 1917, n. 54, tav. X.
- Vittoria Botteri Cardoso, Pasini, Sagep editrice, 1991, n. 467, p. 294, con il titolo “Beicos – Caffè con portico”.
Esposizioni
Galleria Centrale d’Arte, Milano, 1917
Nella biografia contenuta nel catalogo dell’ultima mostra dedicata a Alberto Pasini, tenutasi nel 2014 presso il Museo di Arti Decorative Accorsi – Ometto di Torino, Giuseppe Luigi Marini ha scritto: «Gli stessi orientalisti genuini intendevano nettamente distinguersi dai molti colleghi, anche di fama, che, cavalcando la moda – i cosiddetti orientalistes en chambre – il Mediterraneo non lo avevano attraversato. Dipingevano harem e odalische, mercanti di tappeti, moschee e minareti nel proprio studio, sulla scorta di incisioni, fotografie e l’armamentario folkloristico di turbanti e narghilè. Pasini ribadirà implicitamente attraverso le sue opere ed esplicitamente nei suoi interventi scritti la distinzione tra il suo essere orientalista, che nasceva dall’esperienza a pieno titolo, diretta, non solo di una conoscenza de visu e seguitata dei luoghi, ma del molto tempo trascorso in essi e in mezzo alla gente ‘vera’, interpretata e studiata nella vita di tutti i giorni, e la moda orientaleggiante, che surrogava la verità con invenzioni di maniera».
Il pittore conterraneo di Giuseppe Verdi – Pasini nacque nel 1826 a Busseto, lo stesso centro emiliano che tredici anni prima diede i natali al celebre compositore – visitò infatti diverse volte l’Oriente nel periodo compreso fra il 1859 e il 1873. A metà dicembre del 1859, fresco della medaglia appuntata al petto dopo il successo registrato al Salon di Parigi, visita l’Egitto. È un viaggio che dura fino all’agosto del 1860. Alberto può lavorare con tranquillità, senza vincoli. Annota di nuovo Marini, «manifestando il proprio interesse non per le antichità di Giza, bensì per la vita quotidiana nella città: stradine, piazze e bazar animati dalla gente di tutti i giorni». Analoghi soggetti li ritrae anche a Beirut, Gerusalemme e Atene.
La fama dell’orientalista non convenzionale cresce: mostre, esposizioni, acquisti da parte di privati, premi. Costantinopoli, dove sbarca il 26 ottobre 1867, consacrerà la sua arte e porterà notevoli benefici economici, pur se, per certi versi, segnerà precisi confini creativi. Il grande mercante Goupil rende, infatti, i soggetti turchi tra i pezzi più ambiti dal mercato, e su questi chiederà a Pasini di concentrare il proprio lavoro. Un lavoro che possiamo ritrovare nella sua pienezza in questo olio in cui l’occhio del pittore si ferma ad osservare un caffè a Beicos, quartiere storico di Costantinopoli, raggiunta dal pittore nel 1869 a bordo del treno che sarebbe poi stato battezzato Orient Express. I colori, la luce, le situazioni e i momenti fermati sulla tela raccontano un Oriente meraviglioso e contraddittorio, povero e ricco, sporco e scintillante. E, proprio per tutto questo, vero. Pasini non lo ha mai tradito, mai ha accettato di scendere a compromessi, amandolo e percependolo come una patria d’elezione, facendola rinascere nei suoi dipinti.