Project Description

Alberto Burri (Città di Castello 1915 – Nizza 1995), Cretto Nero D

Acquaforte e acquatinta su carta Fabriano Rosaspina di cm 67 x 96 firmata a matita (Burri) in basso a destra e numerata XV/XV in basso a sinistra, realizzata nel 1971 dalla stamperia RC, Roma.

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Burri si applica ai Cretti, forse la più importante invenzione dell’artista umbro (non a caso, deflagrata nell’epocale e monumentale Cretto di Gibellina, uno dei “monumenti” artistici del Novecento), a partire dai primi anni Settanta e sino al 1976. Sono superfici che ricordano le fessurazioni delle terre argillose, quando la siccità raggiunge il suo apice. Su superfici di cellotex, quadrate o rettangolari, distende un impiastro di bianco, di zinco e colle viniliche, aggiungendo terre colorate nel caso l’opera debba presentare sfumature o colori diversi. Il resto lo affida al processo di essiccamento. In realtà, questi “trattamenti”, che esprimono un livello sofisticato di decorazione, sono strutture che attraggono l’occhio verso la superficie, chiamando lo spettatore dentro il quadro, come nella prospettiva rovesciata bizantina.

Una parola a parte meritano i Cretti neri, perché, come ha scritto Cesare Brandi, qui anche il breve bordo che li recinge è nero. Si perde dunque il chiarore diffuso del foglio bianco, e sorge in sua vece un’ombra densa che avvampa la superficie screpolata, la risale come marea densa, e sembra sostare fra i cretti. Ma è chiaro che l’irrorazione che riceve l’incisione è la stessa, seppur col segno negativo. L’ombra, come una luce spenta.

Alberto Burri

Emergente è la successione della cartella degli Otto Cretti (7 neri 1 bianco) del 1971. Nel confronto con l’opera unica, si nota che alla frammentazione definita e spigolosa, quasi tagliente, fa riscontro la sfumata screpolatura, raffinata nelle emergenze del materiale cartaceo. Tutto si presenta più morbido e arrotondato, cosi che la luce svolge un ruolo diverso, di nitida chiarificazione nel primo caso, creatore di aggregati materici emergenti dallo spazio nel secondo, che richiamano a forme ricorrenti nella pittura dell’artista. Risale proprio a quell’anno, infatti, la “traduzione” grafica, realizzata con acquaforte e acquatinta, combinate alla stampa a rilievo su carta molto spessa. È questo il caso dell’opera qui presentata, un cretto nero realizzato trattando la carta Fabriano Rosaspina, un supporto di cotone realizzato a macchina in tondo. La ricerca condotta da Burri sui cretti toccherà il suo apogeo da lì a tre anni quando nel 1974, realizzerà il Nero Cretto, ispirato dalla visione del deserto colto dalla finestra della sua cella in una prigione in Texas.