Project Description
Alberto Biasi (Padova 1937), Dinamica visiva
Rilievo in PVC su tavola dipinta di cm 120 x 120 firmato (Alberto Biasi) sul retro.
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Esposizioni
- Convergences cinetiques: Edoer Agostini, Alberto Biasi, Horacio Garcia Rossi, Ferruccio Gard, Musée Départemental des Vosges, Epinal, 1982
Alberto Biasi frequenta dapprima gli studi classici, poi l’Istituto d’Architettura ed il corso superiore di Disegno Industriale a Venezia. Nel frattempo inizia l’attività di pittore e scultore e nel 1959 forma il GRUPPO N con cui lavora fino al 1967. Nel 1960 espone con Castellani, Manzoni e con gli artisti europei della “nuova concezione artistica”. Nel ’61, come coautore del GRUPPO N, è fra i promotori di Nuove Tendenze e nel ’62 fra i fondatori d’Arte Programmata. In quel periodo firma collettivamente GRUPPO N opere come le “trame”, i rilievi “ottico – dinamici” ottenuti per sovrapposizioni di strutture lamellari, le “forme dinamiche” ottenute per torsioni, le “fotoriflessioni” in movimento reale, gli “ambienti” a percezione instabile. Dopo lo scioglimento del GRUPPO N “si riscopre solista” e inizia a lavorare sulle forme e spazialità cangianti e sui movimenti armonici realizzando un numero consistente di opere dal titolo “politipo”.
Negli anni settanta abbina elementi lamellari in torsione e parti in movimento reale, mentre intorno agli ottanta e novanta arricchisce ulteriormente i “politipi” con inserimenti di forme e cromatismi di forte suggestione figurale. Negli ultimi anni, per contrasto tra la plasticità cangiante del minirilievo e la bidimensionalità della pittura, le nuove immagini vivono con e per chi le guarda e appaiono evocative di un continuo divenire. Importante l’ultima evoluzione del suo lavoro: nel passaggio del 2000 Biasi elabora una sintesi delle ricerche precedenti e crea gli “assemblaggi”, soprattutto dittici e trittici prevalentamente monocromatici, d’impressionante effetto plastico e coloristico.
La dinamica visiva qui presentata rientra nel ciclo dei Rilievi ottico-dinamici, massima espressione della definizione del senso della poetica caratterizzante la ricerca artistica di Biasi negli anni Sessanta. I lavori realizzati tra il 1960 e il 1967, su cui l’artista torna a più riprese anche negli anni successivi, introducono, infatti, per la prima volta la questione del ruolo dell’osservatore. Si tratta, per lo più, di opere composte di due piani sovrapposti e distanziati di alcuni centimetri, dove il livello sottostante è generalmente costituito da una tavola dipinta, mentre quello sovrastante è costruito come un pattern di strisce (o lamelle) di PVC. L’interferenza tra i due piani crea quell’effetto ottico di movimento che Biasi chiama “dinamismo virtuale”. Quel che accade, infatti, è che l’opera, perfettamente immobile, riesce a generare nel fruitore un’impressione di vibrante motilità. In realtà, è l’attività retinica e cognitiva dello spettatore a costruire quei movimenti, che sono appunto virtuali, e non fisici.