Project Description
Achille Vianelli (Porto Maurizio 1803 – Benevento 1894), Piazza della Rotonda, Roma
Matita e acquarello bruno su cartoncino di cm 22 x 36 firmato (Vianelli) in basso a destra, situato (Piazza della Rotonda, Roma) e datato (1837).
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Allievo a Napoli di W. Huber e di A. S. Pitloo, tra i fondatori della scuola di Posillipo, Achille Vianelli in questo scorcio romano ritrae Piazza della Rotonda, opera che si segnala per la sua acribia topografica coniugata con un gusto aneddotico che alleggerisce la veduta, realizzata con morbidi passaggi chiaroscurali e cromatici. Il nome della piazza deriva dal famoso monumento circolare che la caratterizza, il Pantheon, il più integro fra tutti i monumenti dell’antica Roma imperiale. Questa peculiarità si spiega soprattutto con la donazione fatta, nel 608, dall’imperatore bizantino Foca al papa Bonifacio IV ed alla successiva trasformazione in chiesa, col nome di “S.Maria ad Martyres” (609 d.C.).
L’attenzione del Vianelli si sofferma in particolar modo proprio sulla mole imponente del tempio, raffigurato con i campanili progettati dal Bernini nel XVII secolo e rimossi nel 1894 dal ministro Baccelli al quale si deve anche il ripristino dell’iscrizione bronzea in facciata. La demolizione dei due campanili progettati dal grande artista barocco fu accolta con benevolenza dai circoli intellettuali romani dell’epoca. In una cronaca del tempo, infatti, si legge: “Il ministro Baccelli rovesciando in una ora i vecchi ostacoli frapposti dalla cupidigia e dall’ignoranza, soddifaceva un voto secolare della scienza e dei romani. Il di’ 7 Luglio, in presenza del ministro e della commisione archeologica, erano dati i primi colpi di piccone agli indegni abituri, che deturpano il più illustre monumento del mondo, il nostro Pantheon…”. Nel periodo in cui in Italia regnava la monarchia, il Pantheon fu adibito a ricevere i Sepolcri della famiglia reale dei Savoia. Vittorio Emanuele II fu pasto nella nicchia semicircolare destra mentre Umberto I e Margherita trovarono sepoltura nella nicchia radialmente opposta.
Molto particolari, le “recchie d’asino”, per chiamarle con uno scherzoso soprannome dell’epoca, erano decisamente fuori dai canoni classici del Pantheon. Nel 1270 già era stato edificato un piccolo campanile ma certo furono i successivi del Bernini a creare polemiche. L’architetto ebbe un rapporto travagliato con il Pantheon: fuse i bronzi che decoravano il frontone, le lettere della dedica, le tegole di bronzo della copertura e le travi del pronao. In quest’ultimo caso, avendole usate per San Pietro, il saccheggio autorizzato dal papa Urbano VIII Barberini diede modo al popolo romano di dare vita a una delle più celebri pasquinate: “Quod non fecerunt barbari, fecerunt Barberini”.